di VITTORIO POLITO - Oggi si parla tanto di burocrazia che rappresenta in molti casi impedimenti, complicazioni e ritardi nel disbrigo di pratiche amministrative negli uffici pubblici.
Ma cos’è la burocrazia? È il complesso delle leggi e delle disposizioni che i funzionari della pubblica amministrazione devono applicare che spesso si trasforma nella esagerata osservanza delle norme che tutti criticano e che i governanti vorrebbero semplificare, molto spesso a parole.
In senso astratto, il dominio o l’eccessivo potere della pubblica amministrazione, con l’improduttiva pedanteria delle consuetudini, delle forme, delle gerarchie, delle leggi; anche, a proposito di amministrazioni e organizzazioni non pubbliche, che ne ricalcano gli aspetti e, soprattutto, i difetti.
Vediamo, con l’aiuto dello storico Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), che succedeva a Bari nel 1800.
Il 13 luglio 1807 il duca di Canzano, intendente della provincia, ravvisò l’opportunità di suggerire al Sindaco di Bari una serie di istruzioni finalizzate a conferire all’amministrazione una impronta di modernità, adeguata al ruolo di Comune capoluogo, anche se con Decreto del 26 settembre 1808 ne fu privata a vantaggio di Trani, per essere reintegrata con successivo provvedimento del 7 novembre.
Le disposizioni per cui si chiedeva la semplificazione burocratica erano le seguenti: 1) riordino dell’archivio cittadino; 2) tenuta dei libri per registrarvi le delibere consiliari, corredato di suggello ed aventi le pagine firmate dal sindaco e dall’archivista; un altro che doveva contenere la trascrizione delle leggi e dei decreti reali, annotando il giorno della pubblicazione per esteso; un terzo per la raccolta delle disposizioni dell’intendenza; un quarto per riportare gli introiti giornalieri; un quinto destinato ai bilanci; un sesto, riservato ai conti dei sindaci con le relative motivazioni.
L’archivista era tenuto a conservare in appositi fascicoli tutti i documenti previsti nei citati registri, con l’obbligo di darne conto in qualsiasi momento. Sindaci e archivisti erano tenuti ad osservare scrupolosamente le disposizioni di cui sopra sotto la sorveglianza dell’intendente o di persone di loro fiducia, sotto pena di destituzione nei casi di irregolarità.
L’Italia con la Grecia e la Slovacchia, ha la peggiore burocrazia d’Europa, mentre sono ai primi posti Finlandia, Paesi bassi e Lussemburgo. Nell’eurozona solo la Grecia sta peggio di noi e questo la dice lunga sullo stato di difficoltà in cui versa la nostra Pubblica amministrazione. Questo è il risultato emerso dalla stesura dell’indice europeo sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 paesi che utilizzano la moneta unica.
La tabella che segue, riferita al 2017, è stata realizzata su dati della Commissione europea.
Ma cos’è la burocrazia? È il complesso delle leggi e delle disposizioni che i funzionari della pubblica amministrazione devono applicare che spesso si trasforma nella esagerata osservanza delle norme che tutti criticano e che i governanti vorrebbero semplificare, molto spesso a parole.
In senso astratto, il dominio o l’eccessivo potere della pubblica amministrazione, con l’improduttiva pedanteria delle consuetudini, delle forme, delle gerarchie, delle leggi; anche, a proposito di amministrazioni e organizzazioni non pubbliche, che ne ricalcano gli aspetti e, soprattutto, i difetti.
Vediamo, con l’aiuto dello storico Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), che succedeva a Bari nel 1800.
Il 13 luglio 1807 il duca di Canzano, intendente della provincia, ravvisò l’opportunità di suggerire al Sindaco di Bari una serie di istruzioni finalizzate a conferire all’amministrazione una impronta di modernità, adeguata al ruolo di Comune capoluogo, anche se con Decreto del 26 settembre 1808 ne fu privata a vantaggio di Trani, per essere reintegrata con successivo provvedimento del 7 novembre.
Le disposizioni per cui si chiedeva la semplificazione burocratica erano le seguenti: 1) riordino dell’archivio cittadino; 2) tenuta dei libri per registrarvi le delibere consiliari, corredato di suggello ed aventi le pagine firmate dal sindaco e dall’archivista; un altro che doveva contenere la trascrizione delle leggi e dei decreti reali, annotando il giorno della pubblicazione per esteso; un terzo per la raccolta delle disposizioni dell’intendenza; un quarto per riportare gli introiti giornalieri; un quinto destinato ai bilanci; un sesto, riservato ai conti dei sindaci con le relative motivazioni.
L’archivista era tenuto a conservare in appositi fascicoli tutti i documenti previsti nei citati registri, con l’obbligo di darne conto in qualsiasi momento. Sindaci e archivisti erano tenuti ad osservare scrupolosamente le disposizioni di cui sopra sotto la sorveglianza dell’intendente o di persone di loro fiducia, sotto pena di destituzione nei casi di irregolarità.
L’Italia con la Grecia e la Slovacchia, ha la peggiore burocrazia d’Europa, mentre sono ai primi posti Finlandia, Paesi bassi e Lussemburgo. Nell’eurozona solo la Grecia sta peggio di noi e questo la dice lunga sullo stato di difficoltà in cui versa la nostra Pubblica amministrazione. Questo è il risultato emerso dalla stesura dell’indice europeo sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 paesi che utilizzano la moneta unica.
La tabella che segue, riferita al 2017, è stata realizzata su dati della Commissione europea.
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