MILANO - Torna sulla scena musicale Paolo Meneguzzi, idolo di molte ragazzine nei primi anni 2000. “Il coraggio” è il titolo del suo ritorno discografico che anticipa l'uscita di un nuovo progetto di inediti. Il brano, scritto e prodotto con Emilio Munda, è un inno a farci forza e a sperare che questo momento storico che stiamo attraversando sia solo un brutto ricordo.
Ciao Paolo. Partiamo dall'uscita del tuo nuovo singolo Il Coraggio...
Siamo ingabbiati. E' tutto bloccato. Non c'e' nessun tipo di innovazione se non tecnologica ma la nostra espressivita' e i nostri valori stanno andando a farsi fottere. Solo chi prova davvero quale sia la sofferenza può trovare il coraggio. Ed e' li' che nell' individuo nasce una forza di speranza e passione che va oltre il proprio limite per resistere a questa vita cosi' difficile, che soffoca ogni giorno di piu' l'individuo e ti fa arrivare a fine mese col contagocce, togliendo la liberta'. E' li' che subentra il coraggio.
Perchè hai scelto questo momento per ritornare con un nuovo singolo?
Sono a casa, ho molti brani pronti da diverso tempo. In questo momento particolare tutti i miei fan mi chiedono un sostegno. Mi sono sentito responsabile di rendergli qualche momento di spensieratezza, riflessione ed emozione. Mi hanno sempre sostenuto ora devo sostenerli io in questo piccolo modo.
In questi anni sei diventato anche papà di Leonardo. Ti ha cambiato la vita?
Direi che ho cambiato totalmente le mie priorità. Ora c'e' un' esistenza che è più importante della mia. Non voglio essere un idolo come cantante per mio figlio ma voglio essere un idolo come papa'. Per questo anche la scelta di fare musica da dietro le quinte senza troppa immagine. Rappresentando la musica nella sua essenza solo musica. Attraverso l' accademia di cui sono direttore artistico la Popmusicschool, cerco di far fare ai ragazzi quei percorsi e quell'investimento personale di sacrifici che ci vuole per poter fare di questa passione un lavoro. Gli stessi valori che cercherò di trasmettere a mio figlio tra cui, la costanza, la passione, l' impegno e il rispetto.
Come state vivendo queste giornate di grande emergenza?
Con il massimo rispetto per chi lavora per noi. Con la speranza di svegliarmi una mattina e sentire alla tv o alla radio che ci sono sempre meno contagi e che si sia trovato un vaccino. Cerchiamo di vivere in serenità' in famiglia, di condividere delle piccole cose, giocare a fare il pane, cucinare gli gnocchi, la pasta. Cose che sicuramente non avrei fatto.
Qual è il lato positivo di queste giornate?
Il lato positivo e' che tutti riscopriremo una vita reale dietro le quinte di questa frenesia e questo mondo economico al quale si da tutto un valore monetario e quasi più, un valore emozionale.
Facciamo un salto nel passato, il successo, i dischi d'oro, tour in giro per il mondo. Che ricordi conservi di quel periodo?
Ho vissuto tutto con talmente tanta frenesia che non mi ricordo quasi nulla. Sotto alcuni hotel mi aspettavano migliaia di persone, all'aeroporto invadevano i checkin, era una fama che oggi non c'e' piu'. Ritiravo premi come mangiare cioccolatini, salivo su palchi o su scenari importanti con persone che non avevo mai visto, di cui non conoscevo e non ricordo nemmeno il nome, condividevo cene con personalità del mondo dello showbize di cui non mi importava niente.
Facciamo un salto nel passato, il successo, i dischi d'oro, tour in giro per il mondo. Che ricordi conservi di quel periodo?
Ho vissuto tutto con talmente tanta frenesia che non mi ricordo quasi nulla. Sotto alcuni hotel mi aspettavano migliaia di persone, all'aeroporto invadevano i checkin, era una fama che oggi non c'e' piu'. Ritiravo premi come mangiare cioccolatini, salivo su palchi o su scenari importanti con persone che non avevo mai visto, di cui non conoscevo e non ricordo nemmeno il nome, condividevo cene con personalità del mondo dello showbize di cui non mi importava niente.
Come vivevi quei momenti?
Era tutto molto strano. Non sentivo piu' le emozioni. Prendevo 2/3 aerei al giorno, cambiavo hotel anche piu' volte al giorno. Pensate che ho premiato Shakira in Colombia, ad una serata di gala in cui ero addirittura ospite e se non fosse che l' ho registrato, non me lo ricorderei neanche (ride, ndr). Non lo so, e' tutto confuso quando penso al passato. Mi rimangono i fans e il sostegno, quello lo sento sulla pelle ancora adesso. Il brivido di quelle urla ce l'ho ancora in testa.
Cosa pensi della nuova generazione musicale?
Mi piace, e' un' evoluzione nei testi di quello che facevamo nei primi anni 2000 dove abbiamo davvero osato molto e dove si poteva ancora creare un genere, perchè non lo sentivi facilmente su internet. Magari prendevi spunto dall' America, nel mio caso Destinys childs, piuttosto che TLC, Justin Timberlake, e ne facevo uno stile italiano. E suonava davvero nuovo.
E' della trap?
Se nascevo oggi avrei fatto sicuramente trap. E' un genere che conosco benissimo. Il rap cantato faceva parte del mio stile e i suoni sono davvero molto simili. Addirittura alcuni beat, si avvicinavano a quello che si sente adesso. E' una radice di quello che facevo, dell' R&B mixato all'hip pop. Quello in cui fanno davvero la differenza oggi sono i testi. Non ci sono quasi piu' testi banali. Oggi i miei testi sarebbero banali.
Ti vedresti nel ruolo di giudice in un talent?
Sono gia' giudice in quanto direttore artistico di un' accademia artistica con 600 ragazzi, la popmusicschool che fa canto, danza, musica e recitazione. Sono giudice di molti percorsi artistici, a cui cerchiamo di dare ad ognuno un'identità' partendo dalla creativita' del giovane artista. In realta' il nostro lavoro precede i talent in questo caso.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Paolo Meneguzzi?
Un Paolo che mette davanti a se suo figlio, prima di tutto, e che non vuole rappresentare piu' la sua musica come un prodotto ma come musica fine a se stessa. Un 'opera aldila' di ogni tipo di discorso legato all' immagine o al videoclip. Infatti mi faccio vedere, ma raramente solo sui miei social. Sono un piccolo eremita che fa l'artigiano della musica.
Cosa pensi della nuova generazione musicale?
Mi piace, e' un' evoluzione nei testi di quello che facevamo nei primi anni 2000 dove abbiamo davvero osato molto e dove si poteva ancora creare un genere, perchè non lo sentivi facilmente su internet. Magari prendevi spunto dall' America, nel mio caso Destinys childs, piuttosto che TLC, Justin Timberlake, e ne facevo uno stile italiano. E suonava davvero nuovo.
E' della trap?
Se nascevo oggi avrei fatto sicuramente trap. E' un genere che conosco benissimo. Il rap cantato faceva parte del mio stile e i suoni sono davvero molto simili. Addirittura alcuni beat, si avvicinavano a quello che si sente adesso. E' una radice di quello che facevo, dell' R&B mixato all'hip pop. Quello in cui fanno davvero la differenza oggi sono i testi. Non ci sono quasi piu' testi banali. Oggi i miei testi sarebbero banali.
Ti vedresti nel ruolo di giudice in un talent?
Sono gia' giudice in quanto direttore artistico di un' accademia artistica con 600 ragazzi, la popmusicschool che fa canto, danza, musica e recitazione. Sono giudice di molti percorsi artistici, a cui cerchiamo di dare ad ognuno un'identità' partendo dalla creativita' del giovane artista. In realta' il nostro lavoro precede i talent in questo caso.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Paolo Meneguzzi?
Un Paolo che mette davanti a se suo figlio, prima di tutto, e che non vuole rappresentare piu' la sua musica come un prodotto ma come musica fine a se stessa. Un 'opera aldila' di ogni tipo di discorso legato all' immagine o al videoclip. Infatti mi faccio vedere, ma raramente solo sui miei social. Sono un piccolo eremita che fa l'artigiano della musica.
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