Ripensare l’Amore ai tempi del Coronavirus

di SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - La Pasqua, Pesach. Pèsach o Pesah (ebraico פסח), ricorda la liberazione del popolo ebraico dall'Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. La Pasqua dal rigore  dell’inverno ci consegna al tepore della Primavera. La Pasqua ci libera dalla prigionia di noi stessi e dalle nostre tenebre lascia sgorgare la luce. Nel Natale germina la Pasqua: la rinascita.  E in questo tempo così dedito alla meditazione, essendo in maggese grazie al Covid-19, mi sono chiesta più volte se si possa parlar d’amore senza svilirlo o in qualche modo non rispettare la dignità dell’amore. Parlar d’amore è altro che parlar sull’amore perché In questo modo si rischia di cristallizzarlo.

Sui social, in questi interminabili giorni e lunghe sere dal profumo di giacinti e violacciocche, navigando in internet leggo spesso sull’amore in senso lato, sugli abbracci mancati, sui baci non dati e non ricevuti, sulle carezze desiderate e non avute. “Distanti ma uniti…”: questo lo slogan che invita opportunamente tutti a contribuire a non diffondere il contagio. Ma una riflessione è d’uopo : sono davvero gli abbracci ad unire le anime delle persone? Sono proprio i baci  se pur pieni di sentimento e passione che riescono a unire le persone ora forzatamente a casa?

Il Virus sembra che come nuvola navighi nell’aria affamato di cibo per replicarsi. Noi siamo il cibo del Coronavirus. Ragione questa che suggerisce l’assoluta necessità di evitare contatti corporei o di vicinanza. Invero però bisogna imparare  a “ sentire le parole “ come leggiamo in un libro assai noto del famoso Mauro Mancia che sottolinea come per Freud (mai superato in nessun senso ) “ L’amore è in origine narcisistico e legato al soddisfacimento autoerotico. Per questo l’odio è più antico dell’amore, poiché deriva dal ripudio del mondo esterno da parte del primitivo narcisismo dell’Io“ ( M. Mancia op. cit . p. 114).  E’ stata Melanie Klein ad approfondire quanto affermato da Freud. Il bambino desidera «un seno inesauribile e onnipresente» (Klein, 1969, p. 26), e vuole vedere soddisfatti i suoi bisogni attraverso il contatto fisico che contribuisce a ricreare la prenatale unità simbiotica perduta . Hanna Segal scrive che «con la scoperta del complesso edipico primitivo del bambino, la Klein ha svelato nel bambino tutto un mondo nuovo di fantasie e angosce complesse e proliferanti, legate al corpo della madre. Tale ineludibile “intimità” , dai tratti talora problematici, può essere ancora una volta affidata alla sublimazione, al pensiero creativo che non contempla alcun pensiero unico o binario. Non a caso Paul Lemoine invita alla considerazione dell’unitarietà dell’essere umano all’interno di linguaggi che si moltiplicano e si differenziano: ne scaturisce la considerazione che se non si riesce a metaforizzare e a simbolizzare emerge  la difficoltà di esistere, di creare e ricreare il proprio rapporto con l’oggetto d’amore, assente o presente che sia.  La parola come tale consente di poter tollerare la perdita, di convivere con il dolore eterno del Narciso interno, di quelle parti che dapprima toccavano senza vedere e successivamente vedevano senza toccare: si tratta della nostalgia per un amore unico e impossibile. Un’irripetibile intimità che nella parola può ritrovare il principio dell’emozione, il principio del primo sogno.

 Non c’è nulla che crea più intimità della parola: i passaggi all’atto distanziano dall’intimità che nella parola con tutte le sue infinite sfumature  e abissali risonanze ritrova la  pregnanza originario dell’immemorabile intimità. La Klein ci insegna che il neonato nei confronti della madre   stabilisce sentimenti ambivalenti : amore e gratitudine ma anche  l’invidia, l’odio, la rabbia, la paura di annientamento . Sarà la parola poi a trasformare l’odio in parola di amore e gratitudine . Le parole inventano il mondo. La memoria divinizzata dai greci era una memoria sacralizzata che permetteva di "decifrare l'invisibile". Ed è così che la parola diventava efficace.  Ma dove è  la parola è anche l’immagine. La Rochefoucault  afferma : “ Se c’è un amore puro e non frammisto ad altre passioni, esso è nascosto in fondo al cuore e noi stessi lo ignoriamo”.  Processi di corteggiamento e innamoramento on-line per esempio sono tutt’altro che freddi ma anche illusori e rischiosi . Tra il dispositivo e il soggetto si crea una pseudo connessione emotiva.

 L’innamoramento accade spesso via internet: non è assenza di corpo ma una diversa presenza. Nell’innamoramento però  vi è l’insieme di vari sensi quali sguardo innanzitutto, la voce, l’odore, il tatto che determinano i livelli di comunicazione e i diversi livelli di intimità. Ma nessuno di questi sensi possiede la grande forza della parola capace di distruggere  ma anche di guarire e costruire : la parola è suono,  e nel suono vi sono tutte le emozioni possibili, le immagini. La parola è comunque corpo sonoro che può unire  più di qualsiasi abbraccio e in seguito si  concretizza poi  nella scrittura, nella quale   la parola ha un forte potere evocativo che però non appartiene più a chi l’ha scritto. Lo spazio virtuale consente uno svelamento diverso del sé rispetto alla realtà.  Negli States  uno studio afferma che un terzo degli amori nasce ora Online. Difficile è poi passare dal mondo virtuale al mondo reale, un po’ come quando si passa dalla illusione all’ incontro  con la realtà. Tra l’Online e l’Offline occorre il rispetto, la  stima, l’attenzione,  per  affrontare la realtà.

“ Ditemi la verità , vi prego, sull’amore” scrive W.H. Auden . Gli abbracci così tanto invocati evocano l’idea che l’improponibile oggi non sia il sesso ma l’amore che sembra non conoscere la declinazione agapica. L’amore in quanto relazione è cura dell’Altro, del mondo. E in questo momento così inquietante per tutti la cura dell’Altro è affidata all’intimità che la parola per sua propria natura possiede e che può unire i cuori e le anime . Certo la parola per la sua ambivalenza può anche dividere  , ma qui si invoca la parola d’amore, quella prima parola che abbiamo pronunciato dopo l’esperienza del seno materno quando abbiamo chiamato l’oggetto d’amore con il nome di “ Mamma”. Il seno, quale oggetto parziale  non c’era più , ma c’era l’Altro da noi nella sua interezza e fra noi e l’Altro una parola.  Alla madre d’altra parte spetta il compito di insegnare al bambino a parlare:  e non è la parola il patto simbolico fra gli esseri umani in modo che gli atti (tutti gli atti ) possano essere metaforizzati e simbolizzati?  Nel ricordo e nella nostalgia, il bambino  trasforma il gesto in “emozione” e “gesto mentale”: lentamente si struttura l’universo linguistico oscillante tra ciò che si vede e ciò che si sente: se il tatto è interdetto, l’atto mancato diventa parola.

I sex robot , di cui alcuni raccontano per esempio , rappresentano una regressione a livelli primari e richiamano per alcuni aspetti subito alla sessualità rettiliana disgiunta dall’emozione e dagli affetti. Conta solo il soddisfacimento sessuale, con l’attivazione dei circuiti cerebrali predisposti agli automatismi. Una sorta di esercizio ginnico. Lasciano emergere il preumano in noi prima della comparsa degli affetti.  Il sex robot disabitua a interagire, oggettiva le donne e apre la via alle violenze più varie sulle donne.

Ma questa è la Settimana più Santa di tutte e al Dio  imperscrutabile ci rivolgiamo. Nessuno  Lo ha mai visto ma l’Amore di Cristo ce lo ha fatto conoscere. Un Amore assoluto che ha affrontato la Croce per la Pasqua , ovvero per disperdere le tenebre della nostra più intima prigionia . Nella prima lettera di Giovanni si legge  “Chi non ama non ha conosciuto Dio”. E questo modo di amare non è descrivibile con i soli respiri dell’eros e della psiche.  Chiamare per nome unisce già il nome al corpo in modo indissolubile senza bisogno di abbracci e baci o altro . L’Agape dell’Ultima Cena è il banchetto fraterno cristiano :l’Agape non presuppone un ritorno e in assenza di reciprocità dà più di quanto la situazione richieda. L’amore è un cammino e non un possesso, è relazione e non fusione.  E allora in questi giorni difficili celebriamo l’Amore nella sua pienezza grazie alla parola che ci distingue da altri esseri viventi. La parola, il " logos" nella sua etimologia significa " relazione ". L’incontro con l’altro non necessita di atti ma di parole nuove che facciano " nuove tutte le cose " : un mondo nuovo. Il Covid-19 costringe a cambiare e nel cambiamento  si può rinascere a se stessi, incontrare dentro di noi la Terra promessa e in questa Terra il cuore dell’Altro in cui si cela la parola Amore.

Buona Pasqua di rinascita e resurrezione del cuore.

(ALESSANDRO ARGENTINA "CRISTO MORTO" OLIO SU TELA 100X70)
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