di VITTORIO POLITO - Com’è noto nel 1656 ci fu una grave epidemia di peste in Europa e nel sud Italia. Il Regno di Napoli fu colpito a lungo dall’infezione che devastò contrade, paesi e città, con grande aggressività. Proprio come sta facendo oggi il “coronavirus”, che dalla Cina ha invaso tutto il mondo.
La peste è una malattia infettiva di origine batterica tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei paesi industrializzati. È causata da un batterio, che normalmente è portata da roditori, ratti, da alcune specie di scoiattoli, ecc.
A Napoli la peste giunse via mare dalla Sardegna e fu vera “peste bubbonica”, malattia caratterizzata da una mortalità che si aggirava intorno all’80%. Anche la Puglia a causa della sua posizione geografica e della presenza di numerosi porti è stata sempre esposta al bacillo della peste, trasmesso agli uomini da ratti e pulci, attraverso le merci trasportate dalle navi provenienti dall’Oriente.
La Puglia fu colpita nel 1656 da una forma non grave. Solo la Terra d’Otranto fu risparmiata, probabilmente perché si dette immediata esecuzione alle disposizioni vicereali. Mentre altre città attraversate dalla via Traiana come Canosa, Andria, Corato, Ruvo e Modugno, come pure Trani e Barletta, furono colpite dal morbo. Anche Bitonto fu salva.
L’arcivescovo di Bari e il priore della Basilica di San Nicola, sollecitati da più parti, promossero processioni di penitenza, ma ebbero, purtroppo, l’effetto di favorire il contagio. I morti si contavano a decine al giorno e cessarono solo ai primi di marzo del 1657, in coincidenza con la Festa della Madonna di Costantinopoli, ed il 17 aprile, al termine dell’ultima quarantena, si tornò alla normalità.
La peste del 1656 non fu certamente l’unica causa del calo demografico, della crisi agricola e commerciale che colpì un po’ tutte le province del Regno, facendo rallentare le attività produttive e intensificando il ricorso ai Santi Protettori, ma a questa si aggiunsero le epidemie di tifo tra gli anni 1648 e 1668, in cui la Terra di Bari perdette il 35% della popolazione.
A Valenzano (BA), terra protetta da San Rocco, in occasione dei solenni festeggiamenti in suo onore nel 2002 il Comitato delle Feste Patronali organizzò a Valenzano, nel Castello Baronale, la mostra documentaria “La peste del 1656 a Valenzano ed il voto a San Rocco”. Per l’occasione lo stesso Comitato fece pubblicare un interessante volume, firmato da Salvatore Camposeo, che nei ritagli della sua professione di agronomo e ricercatore presso l’Università di Bari curò, offrendo una testimonianza dell’amore che egli riserva al Santo di Montpellier.
Ricordo qualche notizia su San Rocco, nato a Montpellier, che rimasto orfano vendette tutti i suoi beni, distribuendo il ricavato ai poveri e partì in pellegrinaggio a Roma. Si fermò all’Ospizio di Acquapendente (Viterbo), dove si dedicò al servizio degli appestati, operando guarigioni miracolose. San Rocco è rappresentato con il cane, quel cane del nobile Gottardo Pallastrelli che gli portava da mangiare per l’impossibilità del Santo di camminare a causa di un “bubbone” ad una gamba. Morì in provincia di Varese nel 1379. San Rocco è protettore dei pellegrini, dei chirurghi, dei prigionieri e del bestiame, è invocato contro la peste, le malattie contagiose ed i disastri naturali.
Il 27 ottobre 1656, mentre il contagio mieteva vittime sia a Bari che in molte altre città vicine, Valenzano ne rimase esente ed allora il sindaco e gli eletti di Valenzano riuniti in consiglio, presente il governatore, votarono la città a San Rocco. Dal documento si apprende anche che il voto consistette nel far celebrare ogni settimana ed in perpetuo una messa cantata nel suo Altare dai reverendi sacerdoti del Capitolo e nello stesso giorno in cui si festeggia il Santo. Da quel momento a San Rocco, già Patrono di Valenzano, sono tributati solenni festeggiamenti.
La peste è una malattia infettiva di origine batterica tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei paesi industrializzati. È causata da un batterio, che normalmente è portata da roditori, ratti, da alcune specie di scoiattoli, ecc.
A Napoli la peste giunse via mare dalla Sardegna e fu vera “peste bubbonica”, malattia caratterizzata da una mortalità che si aggirava intorno all’80%. Anche la Puglia a causa della sua posizione geografica e della presenza di numerosi porti è stata sempre esposta al bacillo della peste, trasmesso agli uomini da ratti e pulci, attraverso le merci trasportate dalle navi provenienti dall’Oriente.
La Puglia fu colpita nel 1656 da una forma non grave. Solo la Terra d’Otranto fu risparmiata, probabilmente perché si dette immediata esecuzione alle disposizioni vicereali. Mentre altre città attraversate dalla via Traiana come Canosa, Andria, Corato, Ruvo e Modugno, come pure Trani e Barletta, furono colpite dal morbo. Anche Bitonto fu salva.
L’arcivescovo di Bari e il priore della Basilica di San Nicola, sollecitati da più parti, promossero processioni di penitenza, ma ebbero, purtroppo, l’effetto di favorire il contagio. I morti si contavano a decine al giorno e cessarono solo ai primi di marzo del 1657, in coincidenza con la Festa della Madonna di Costantinopoli, ed il 17 aprile, al termine dell’ultima quarantena, si tornò alla normalità.
La peste del 1656 non fu certamente l’unica causa del calo demografico, della crisi agricola e commerciale che colpì un po’ tutte le province del Regno, facendo rallentare le attività produttive e intensificando il ricorso ai Santi Protettori, ma a questa si aggiunsero le epidemie di tifo tra gli anni 1648 e 1668, in cui la Terra di Bari perdette il 35% della popolazione.
A Valenzano (BA), terra protetta da San Rocco, in occasione dei solenni festeggiamenti in suo onore nel 2002 il Comitato delle Feste Patronali organizzò a Valenzano, nel Castello Baronale, la mostra documentaria “La peste del 1656 a Valenzano ed il voto a San Rocco”. Per l’occasione lo stesso Comitato fece pubblicare un interessante volume, firmato da Salvatore Camposeo, che nei ritagli della sua professione di agronomo e ricercatore presso l’Università di Bari curò, offrendo una testimonianza dell’amore che egli riserva al Santo di Montpellier.
Ricordo qualche notizia su San Rocco, nato a Montpellier, che rimasto orfano vendette tutti i suoi beni, distribuendo il ricavato ai poveri e partì in pellegrinaggio a Roma. Si fermò all’Ospizio di Acquapendente (Viterbo), dove si dedicò al servizio degli appestati, operando guarigioni miracolose. San Rocco è rappresentato con il cane, quel cane del nobile Gottardo Pallastrelli che gli portava da mangiare per l’impossibilità del Santo di camminare a causa di un “bubbone” ad una gamba. Morì in provincia di Varese nel 1379. San Rocco è protettore dei pellegrini, dei chirurghi, dei prigionieri e del bestiame, è invocato contro la peste, le malattie contagiose ed i disastri naturali.
Il 27 ottobre 1656, mentre il contagio mieteva vittime sia a Bari che in molte altre città vicine, Valenzano ne rimase esente ed allora il sindaco e gli eletti di Valenzano riuniti in consiglio, presente il governatore, votarono la città a San Rocco. Dal documento si apprende anche che il voto consistette nel far celebrare ogni settimana ed in perpetuo una messa cantata nel suo Altare dai reverendi sacerdoti del Capitolo e nello stesso giorno in cui si festeggia il Santo. Da quel momento a San Rocco, già Patrono di Valenzano, sono tributati solenni festeggiamenti.