BARI - Novecento esuberi, pari ad un terzo del personale, chiusura di 94 filiali in cinque regioni, abbandono quasi totale della Calabria: “il piano di sviluppo presentato dai commissari straordinari della Banca Popolare di Bari ai sindacati non è un progetto di risanamento, ma di liquidazione”. Il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, commenta severamente “le discutibili prospettive di rilancio: ci aspettavamo un disegno realistico di consolidamento, non una ritirata dai territori e una dichiarazione di resa”.
Per il presidente Loizzo è “assurdo e intollerabile scaricare sui lavoratori la cattiva gestione dei vertici della Banca. Riorganizzare, ridurre sprechi, razionalizzare, non significa tagliare i dipendenti, dismettere sportelli, spostare il personale da una sede soppressa ad una sopravvissuta. Per non dire delle esternalizzazioni di alcune attività, che i commissari non hanno ancora precisato nel dettaglio”.
Sui 2.642 “bancari” in organico sono 900 gli esuberi annunciati, oltre alla chiusura di 94 sedi, che cancellerebbe il 21% delle filiali in Basilicata, il 23% in Campania, il 40% in Abruzzo, il 53% nelle Marche, l'85% in Calabria (le 7 calabresi si ridurrebbero ad una sola).
Il presidente del Consiglio regionale pugliese sollecita il Governo centrale ad intervenire, per trovare - tanto più in un contesto di crisi drammatica del Paese, piegato economicamente dalle chiusure imposte dall'emergenza sanitaria Covid-19 - “la soluzione di un dissesto che non è stato provocato né dai lavoratori né dai risparmiatori. Non possono essere i primi a pagare, il risanamento dei conti di un istituto di credito non può esaurirsi in una condanna a morte per i dipendenti e in una desertificazione finanziaria del territorio, proprio nel momento in cui le banche dovranno esercitare un ruolo determinante, per assicurare prestiti e liquidità ad un'economia 'infettata' dal virus e avviata ad una precaria convalescenza”, ricorda Loizzo.
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