ROMA - In controtendenza con l’andamento generale crescono del 13,5% le esportazioni agroalimentari nazionali nonostante la disgustosa parodia sulla pizza corona contaminata da Covid -19 in Italia diffusa sui social in tutto il mondo che ha alimentato la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati, con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sulle merci. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento ai dati Istat che evidenziano a marzo un nuovo record storico per l’agroalimentare made in Italy dopo il valore di 44,6 miliardi di euro fatto segnare nel 2019. A marzo – sottolinea la Coldiretti – si registrano su base tendenziale aumenti per il cibo e le bevande italiane all’estero negli Usa (+10,4%), in Germania (+24,9%), In Gran Bretagna (+3,9%) ed anche in Francia (+9,5%) dove è iniziata l’ignobile campagna con il finto pizzaiolo ammalato in onda su Canal +.
Si tratta purtroppo – continua la Coldiretti – di una fiammata non confermata nei mesi successivi con il propagarsi della pandemia in tutto il pianeta con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale. Il risultato è che in Italia 3 aziende agroalimentari su 4 (74%) registrano un calo delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. A pagare il conto più pesante in Italia sono il vino che realizza piu’ della metà del fatturato all’estero ma anche il florovivaismo, l’ortofrutta, i formaggi e i salumi.
“Serve ora un robusto piano di promozione per sostenere il vero Made in Italy all’estero” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per favorire l’internazionalizzazione occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali.” “Nell’emergenza in atto e in un’ottica futura di ripresa delle normali attività commerciali sarà fondamentale – conclude Prandini – impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo''.
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