Malati e famosi: Oscar Wilde
VITTORIO POLITO - Oscar Wilde (1854-1900), nacque a Dublino. Suo padre William era un rinomato chirurgo e uno scrittore versatile; sua madre, Jane Francesca Elgée, una poetessa e un’accesa nazionalista irlandese. Alcuni sostengono che un po’ di follia e certe malattie danno vita alla creatività di un’artista, molto di più della normalità psicofisica. Il futuro scrittore, dopo aver frequentato il prestigioso Trinity College a Dublino e il Magdalen College, divenne presto popolare per la sua lingua sferzante, per i suoi modi stravaganti e per la versatile intelligenza.
Condannato nel 1885 a 2 anni di carcere per “omosessualità”, dopo la detenzione, oltre a sofferenze ed umiliazioni, riportò anche una otite purulenta di probabile natura luetica che nessuno riuscì a guarire.
Le cefalee e i dolori che lo scrittore imputava all’assenzio erano verosimilmente dovute all’otite cronica e per tale motivo fu operato senza successo. Gli stessi medici non riuscivano a definire lo stato del paziente: “la sua gola è una fornace di calce viva, il cervello una caldaia, i nervi un groviglio di serpenti infuriati”. Con ogni probabilità le sue sofferenze erano legate al coinvolgimento luetico delle meningi e per dargli sollievo impiegavano la morfina.
La situazione peggiorò in pochi giorni, poiché l’otite si era estesa al cervello e dopo qualche giorno morì, ma l’arguto scrittore, aforista e poeta, che aveva sarcasticamente previsto l’accaduto, diceva che “Se un altro secolo comincia e mi trova ancora in vita, sarà davvero più di quanto gli inglesi possano sopportare”. Morì infatti il 30 novembre del 1900.
Alcune notizie su riportate sono state riprese dal volume di Luciano Sterpellone “Famosi e malati” (Società Editrice Internazionale).
Condannato nel 1885 a 2 anni di carcere per “omosessualità”, dopo la detenzione, oltre a sofferenze ed umiliazioni, riportò anche una otite purulenta di probabile natura luetica che nessuno riuscì a guarire.
Le cefalee e i dolori che lo scrittore imputava all’assenzio erano verosimilmente dovute all’otite cronica e per tale motivo fu operato senza successo. Gli stessi medici non riuscivano a definire lo stato del paziente: “la sua gola è una fornace di calce viva, il cervello una caldaia, i nervi un groviglio di serpenti infuriati”. Con ogni probabilità le sue sofferenze erano legate al coinvolgimento luetico delle meningi e per dargli sollievo impiegavano la morfina.
La situazione peggiorò in pochi giorni, poiché l’otite si era estesa al cervello e dopo qualche giorno morì, ma l’arguto scrittore, aforista e poeta, che aveva sarcasticamente previsto l’accaduto, diceva che “Se un altro secolo comincia e mi trova ancora in vita, sarà davvero più di quanto gli inglesi possano sopportare”. Morì infatti il 30 novembre del 1900.
Alcune notizie su riportate sono state riprese dal volume di Luciano Sterpellone “Famosi e malati” (Società Editrice Internazionale).
Tags:
Cultura e Spettacoli