Un pesce su 2 al ristorante, la riapertura salva la flotta

(Pixabay)
ROMA - Con oltre la metà del pescato in Italia (55%) che viene consumato fuori casa la riapertura dei ristoranti è una speranza per la flotta italiana con 12mila pescherecci e 28mila posti di lavoro. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione del primo week end della Fase 2 con il ritorno al piacere di mangiare fuori e le spiagge finalmente accessibili in molte località di mare. Lo stop forzato alla ristorazione fino alla vigilia dell’estate è stato un duro colpo per il settore che a cascata ha coinvolto anche – sottolinea la Coldiretti – le pescherie e i mercati all’ingrosso e alla produzione.

Ad aggravare la paralisi del settore sono stati anche i limiti agli spostamenti che – spiega Coldiretti – hanno causato anche il crollo della domanda di pesce fresco a vantaggio di conservati e surgelati. In difficoltà anche gli oltre 800 allevamenti ittici diffusi lungo tutta la Penisola. Il consumo di pesci, molluschi e crostacei in Italia è di circa 30 chili all’anno a testa con la preferenza accordata fuori casa – rileva la Coldiretti – a polpo, vongole veraci, cozze da allevamento, seppia, tonno, astice, branzino, pesce spada e orata. Con la riapertura dei ristoranti ci sono le condizioni per gustare pesce fresco e sostenere un settore sul quale pesa anche una forte dipendenza dall’estero.

Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di chili prodotti in acquacoltura – continua Coldiretti – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili e anche per questo la Coldiretti ha elaborato un articolato piano di sostegno post Covid alla pesca che prevede anche l’obbligo di indicare l’origine del pescato nei menu.

Secondo la Coldiretti durante i giorni feriali della prima settimana di apertura si è verificato un crollo dei consumi in ristoranti, pizzerie, trattorie e agriturismi pari a quasi l’80% per effetto delle mancate riaperture ma anche per il ridotto afflusso della clientela. A pesare sul calo delle ordinazioni di cibo e bevande – sottolinea la Coldiretti – è stata in molti casi la decisione di non riaprire ma anche il calo delle presenze per la chiusura degli uffici con lo smart working e l’assenza totale dei turisti italiani e stranieri.

Il fine settimana rappresenta dunque un appuntamento importante per la ristorazione italiana con la spesa per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa che prima dell’emergenza coronavirus – conclude la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un valore di 84 miliardi di euro.