NICOLA ZUCCARO - "Combattenti di terra, di mare, dell'aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania. Ascoltate! Un'ora segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è stata già consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: Vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con giustizia all'Italia e all'Europa e al Mondo. Popolo italiano! Corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio e il tuo valore". Alle ore 18.00 del 10 giugno 1940, indossando l'uniforme da Caporale d'onore della Milizia Volontaria per la Sicurezza nazionale e di fronte alla folla radunatasi a Piazza Venezia in Roma, Benito Mussolini in un lungo discorso trasmesso via radio nelle principali città italiane comunicò agli italiani l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale.
Rimasta neutrale fino al 1939, si schierò a fianco della Germania e del Giappone, contrapponendosi sin da subito alla vicina Francia e poi, alla Gran Bretagna. La notizia fu accolta con entusiasmo dagli industriali italiani che vedevano nel conflitto l'occasione per aumentare la produzione di armi e di mezzi necessari per poter affrontare un conflitto che vide l'Italia poco equipaggiata e attrezzata, al cospetto degli alleati del Patto d'acciaio. A documentarlo furono le disfatte di Tobruk, di El Alamein, delle Campagne di Grecia (si fa memoria dei soldati che calzavano gli stivali con suole di cartone) e di Russia. Pagine che confermarono la freddezza con la quale gli italiani accolsero questo annuncio che segnò l'inizio di un quinquennio di lutti, privazioni e distruzioni con la guerra che entrò per la prima volta nelle città dello Stivale, rase al suolo dai bombardamenti degli Anglo-Americani.
Essi da nemici, dopo l'8 settembre 1943 divennero alleati di un Italia divisa in due, a seguito della deposizione del Duce, avvenuta il 25 luglio dello stesso anno. Il ribaltamento dell'alleanza con la Germania (essa divenne nemica dell'Italia dal 13 ottobre 1943 con la dichiarazione di guerra del Regno del Sud insediatosi a Brindisi, formalizzata dal Capo del Governo Pietro Badoglio) confermò che la scelta di Mussolini di entrare in guerra a fianco di Hitler fu forzata dal timore che la Penisola italica potesse essere annessa al Reich tedesco. A ottant'anni di distanza da quel lunedì del 1940, questa tesi - timidamente sostenuta negli anni scorsi dall'opinione pubblica italiana - è stata rilanciata dagli storici.
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