BARI - La storia di Mastrociccio affonda le sue radici in un passato lontano pieno di piccoli momenti, di piaceri, di tradizioni di cose buone e genuine che riportano alla memoria profumi e tradizioni di una volta.
Erano gli anni '70, ed un bambino di 5 anni guardava affascinato la mamma che attraverso il movimento regolare e cadenzato delle mani "calde" preparava il pane in casa come fosse una magia. Il profumo del pane caldo e dorato appena sfornato appagava non solo l'olfatto ma anche gli occhi. Mastrociccio a Bari è una vera e propria istituzione. Ne abbiamo parlato con lui.
Quali sono le doti fondamentali per diventare un ottimo chef?
L'umiltà di sapere che non tutte le ciambelle usciranno con il buco o se magari il buco possa essere grande o piccolo, l'importante è sapere sempre che noi non sbagliamo ma impariamo. Solo chi sente la necessità di sbagliare, quindi di conoscere i propri limiti ma anche i propri pregi sarà la chiave per il successo.
Quando ti sei avvicinato al mondo della cucina?
Mi sono avvicinato da piccolo quando vedevo mia nonna lavorare la massa. Qui a Bari c'è la cultura della focaccia che tutte le volte che la faceva, io ero lì a toccare quel corpo liscio e morbido e con le dita gli facevo anche dei buchi e mi divertiva questo materiale plastico ma quasi "vivo" e la cosa sfociava poi alla parte mistica quando, sempre mia nonna si fermava, faceva il segno della croce e creava con un coltellino affilato la stessa croce su quella entità, quasi a voler dare vita. Come a voler personificare e di conseguenza rispettare il pane quotidiano. Io sono cresciuto con questi valori di rispetto per le persone più grandi che mi hanno fatto sempre conoscere e riconoscere la giusta strada attraverso la quale oggi, sono un uomo felice e di aver potuto avere la possibilità nella propria vita di fare quello che gli piace e di donarlo agli altri come mia nonna faceva nei confronti dei nipoti.
Qual è la sua nuova creazione culinaria?
Ho creato il panino "U MEST“ (in barese significa capo-mastro, lavoratore) che racchiude nel suo interno, l'espressione e l'amore dei sapori e prodotti d'eccellenza della nostra regione, a partire dal pane con la ricetta Mastro Ciccio fatta con semola 100% pugliese e olio rigorosamente DOP e sale iodato di Margherita di Savoia con salsiccia a punta di coltello. Ho voluto arricchire la ricetta del panino con del caciocavallo podolico e una salsa di pomodoro con cipolla e peperoni. Il risultato? Un'emozione e un morso del territorio pugliese fatto di campi dorati di grano di ulivi e di sole.
Cosa spera per la sua città dopo il periodo del lockdown?
Vivo di voglia di fare e di certezze ed io so che la mia è una città bellissima, ricca di cultura, paesaggi, tradizioni, mare, sole e bella gente. Mi ha dato tanto e sono sicuro che ci conosceranno tante più persone perché sappiamo accogliere la gente, perché noi siamo un popolo aperto e non ci abbattiamo mai dinanzi alle difficoltà.
Dove le piacerebbe esportare la sua cucina?
Anni fa, sono stato negli Stati uniti per capire un po' il mercato estero e non mi dispiacerebbe ritornarci ed esportare il nostro format. Credo che prima il passo da fare sia un confronto in una altra città italiana come Milano, nella quale potersi confrontare con marchi interazionali ad armi pari e magari poter pensare di esportare il brand all'estero. Sono convinto che avrebbe un bel appeal specialmente come trand di segmento di mercato in grande crescita. Una cosa è certa, ne vedrete delle belle ben presto. Mastrociccio ha in serbo tante novità.