Perché nel 1098 si tenne a Bari il Concilio?
VITTORIO POLITO - Monsignor Mariano Magrassi (1930-2004), Arcivescovo di Bari-Bitonto e Delegato Pontificio della Basilica di San Nicola, indisse, nel 1998, le Celebrazioni per il IX Centenario del Concilio di Bari del 1098.
Il programma, promosso dall’Arcidiocesi Bari-Bitonto e dalla Basilica Pontificia di San Nicola, vide la partecipazione di Mons. Cosimo Damiano Fonseca, Mons. Luigi Stangarone, padre Gerardo Cioffari o.p., Mons. Gaetano Barracane e il Metropolita di Efeso, Mons. Khrysostomos Kostantinidis che presiedette la Divina Liturgia Bizantina.
Il Concilio di Bari, voluto da Papa Urbano II (1040-1099), la cui attività era sorretta da una ferrea volontà e da una fede ardente, lo indussero ad affrontare sacrifici e pericoli nei suoi viaggi in Europa. Egli, infatti, programmava assemblee sinodali per sentire le opinioni del suo clero, per vagliare sentimenti altrui, per modellare i costumi secondo una morale cattolica perfetta, finalizzata a portare sia il mondo ecclesiastico che quello civile a un regime di vita, in cui fossero prevalenti i valori della pace, della concordia e della rettitudine.
L’azione, che si compì sotto la giurisdizione di Michele Cerulario, Patriarca di Costantinopoli (1043-1058), vide lo scisma della chiesa greca dalla latina, chiamato anche “Scisma d’Oriente”, che si propagò anche in Puglia, dove trovò ampi consensi tra il clero, per cui si rendeva necessario un Concilio in Puglia e proprio a Bari, per arrestare l’estensione dello scisma e tentare di riallacciare la pace tra le due Chiese, dove già esse s’incontravano ed anche per la conoscenza reciproca di usi e costumi.
Così Bari, città marittima più vicina al mondo orientale e ben conosciuta a Costantinopoli, era la più idonea ad ospitare un Concilio di pace religiosa, anche perché la nostra città era stata sede degli sviluppi della insurrezione cerulariana. Inoltre, Bari vantava il richiamo religioso per i Greci, per la presenza della Madonna dell’Odegitria, che significa “indicatrice della strada”, e il corpo di san Nicola, gelosamente custodito, che rappresentava un punto di attrazione per il Concilio finalizzato alla auspicata unione delle chiese.
Il Concilio si svolse nella Cripta Nicolaiana, fedele custode delle ossa di San Nicola e anche per impressionare favorevolmente i Padri del Concilio, con il suo aspetto severo, ispirato ad una grandiosità veramente maestosa.
Le conclusioni? Una smagliante e convincente dissertazione di sant’Anselmo, dopo accese discussioni, calmò gli animi e la tranquillità prevalse, i dibattiti presero toni sereni, l’impulsività orientale fece posto a una ragionata comprensione e i greci d’Italia votarono la completa adesione al dogma della chiesa latina, cattolica, apostolica, romana, e quindi alla perfetta unione con il Papa di Roma.
Poche volte il “Te Deum” di ringraziamento, attribuito a Sant’Ambrogio ma del vescovo Niceta di Remesiana, fu declamato con maggior giubilo di quello in cui risuonò nella cripta nicolaiana, seguito dai bellissimi inni dei greci.
E fu così che la pace religiosa fra greci e latini, spense ogni focolare di attriti e di scisma in Italia, con la grande soddisfazione di Papa Urbano II che, con il suo intuito, fece di Bari un comune punto di riferimento per l’incontro tra Oriente e Occidente. Incontro che va considerato come un potente tentativo di unione delle Chiese, che precedette i Concili successivi di Lione (1274), e di Firenze (1431-1445), nelle varie fasi di Basilea, Ferrara, Firenze e Roma.
Le notizie di cui sopra sono state riprese dal volume “Il Concilio di Bari nel 1098” (Arti Grafiche Laterza, 1959).