NICOLA ZUCCARO - Venerdì 27 giugno 1980. Sono da poco passate le ore 20.59 quando, sopra il braccio di mare compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica, si verifica il più grave incidente aereo del secondo dopoguerra in Italia. A essere coinvolto è il volo di linea IH870 partito da Bologna Borgo Panigale e diretto a Palermo Punta Raisi, operato dal Douglas DC-9 della compagnia aerea Itavia.
L'aeromobile, perdendo pochi minuti prima il contatto radio con l'aeroporto di Roma-Ciampino (responsabile del controllo del traffico aereo in quel settore del Mar Tirreno) si destrutturò, precipitando nelle relative acque. Nell'incidente morirono 4 membri dell'equipaggio e 77 passeggeri.
A 40 anni di distanza, in attesa della desecretazione di tutti gli atti e/o documenti coperti dal segreto di Stato, resta in piedi l'ipotesi di un coinvolgimento internazionale, segnatamente francese, statunitense e libico. Il DC-9 si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo, venendo infine bersagliato per errore da un missile,sparato presumibilmente da un caccia della Nato contro un Mig di uno Stato Nordafricano.
A questa prima ipotesi si aggiunsero delle altre che sin dal principio furono ritenute fra le meno accreditate e che, alla prova dei fatti, si rivelarono inconsistenti. Di esse una prima indicava un cedimento strutturale e una successiva, un attentato terroristico compiuto con un ordigno esplosivo nella toilette del velivolo. Questa ipotesi fu smentita dalla scoperta di varie parti integre della fusoliera, quali carrello e bagagliaio.
Nel 2007, Francesco Cossiga attribuì la responsabilità del disastro aereo a un missile francese "a risonanza e non a impatto", destinato al velivolo, sul quale si sarebbe trovato Gheddafi. Quanto affermato dal presidente del Consiglio dei Ministri all'epoca del disastro aereo è stato un timido tentativo di fare luce sulle cause di uno dei misteri e dei segreti d'Italia, al centro di una lunga serie di depistaggi.
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