La necessità del 'Centro'


NICOLA ZUCCARO - Le tensioni sociali sono dietro l'angolo di ogni piazza d'Italia e pronte a eruttare come lave sotto ciascun vulcano rappresentativo le varie istanze divenute urgenti nel periodo della Pandemia. E, dalla serie " prima che sia troppo tardi", per evitare che i germi del malcontento sfocino in manifestazioni con gravi conseguenze, occorre proporre sin da subito e con la massima fermezza la linea del moderatismo. Essa, fondata sulla ragionevolezza, deve poter trovare quel luogo politico nel quale poter far convergere gli interessi di tutte le parti sociali di un Paese sempre più a rischio di deriva populista. Questo luogo è il Centro.

La necessità di rifondarlo impone, in questa Fase 3 (tanto simile a quella del secondo dopoguerra italiano), la costruzione di uno spazio culturale e prima ancora che politico-partitico nel quale possano convergere tutte quelle espressioni che hanno fatto del moderatismo (inteso non solo come antipodo agli estremismi di Destra e di Sinistra, ma anche come abbassamento dei toni per un confronto pacato e fondato sulla ragionevolezza) il loro tratto caratterizzante. Si pensi al laicismo di stampo repubblicano e a quello riformista quale ascendente del Socialismo craxiano e della Socialdemocrazia, al liberalismo di Einaudi e a quel largo fronte del cattolicesimo di derivazione democristiana.

Descritta con questi ascendenti, la ricostruzione dell'area di Centro può essere letta come un'operazione nostalgica e che potrebbe essere giudicata come anacronistica da una parte dell'opinione pubblica italiana. Essa, invece, resta strettamente attuale per la sua realizzazione, per il delicato periodo economico-sociale che l'Italia sta vivendo dal 1945, sulla base del quale è necessario un Centro pluralista e interclassista per un'Italia anti populista.
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