Come è noto in Italia è in vigore, dal 2018, il Decreto Dignità, che ha imposto stringenti vincoli agli operatori di gioco circa la pubblicità, diretta e indiretta. Una misura, quella del contestato articolo 9, che è andata in netto favore dell’illegale, laddove la pubblicità viene sbandierata senza filtri e di conseguenza aumentano esponenzialmente i rischi per gli utenti, anche in termini di gioco d’azzardo patologico. Ancora: in alcune realtà regionali, ormai da tempo, vi sono forti limitazioni al gioco d’azzardo. Regione leader in questa sorta di democrazia proibizionista è il Piemonte, che ha una legge sul GAP dal 2016. Nello stesso anno, in Regione, la Guardia di Finanza aveva sequestrato 51 apparecchi illegali, diventati, a inizio 2019, ben 251. Online i dati si amplificano sempre più: dal 2006 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli passa al setaccio ogni portale, provvedendo, tramite una apposita Blacklist, ad oscurare i portali illegali. A giugno 2020 il totale di questi portali è stato di 8886, con un aumento di oltre centocinquanta portali rispetto all’ultimo aggiornamento di marzo 2020. Esempi, questi, che conducono necessariamente all’unico risultato possibile: secondo le stime dell’Antimafia, il gioco illegale ha una quota mercato di 20 miliardi, pari al 20% della filiera legale. A rischio c’è tutto un sistema, ma soprattutto il giocatore. Cosa si rischia, su un portale illegale?
Frodi, furti di dati, vincite non garantite, e soprattutto il grande pericolo della ludopatia, non essendo i siti illegali muniti delle più semplici strumentazioni delle politiche di Gioco Responsabile. Il danno è inquantificabile per tutti gli attori in campo: anche l’Erario perde la sua grossa fetta di torta. E risultano così in difficoltà anche tutti gli esempi virtuosi della filiera online. Su tutti i casinò online sicuri, la vera calamita per milioni di giocatori e, più in generale, il vero motore del gioco d’azzardo in Italia. Occorrerà, per questo, continuare a lavorare nella sola direzione possibile: quella del contrasto all’illegale. Ne va del bene di tutte le parti in causa.