NICOLA ZUCCARO - Bari, giovedì 9 settembre 1943. All'indomani della firma dell'armistizio con le forze alleate angloamericane da parte del maresciallo d'Italia Pietro Badoglio (sottoscritto il 3 settembre a Cassibile ufficializzato alla Radio l'8 settembre), l'esercito tedesco riceve l'ordine di distruggere le più importanti infrastrutture civili del capoluogo pugliese. Fra queste, oltre al Palazzo delle Poste in piazza Cesare Battisti e ai ripetitori di Radio Bari posizionati in Ceglie del Campo, in cima all'elenco, vi è il Porto.
Nella tarda mattinata, con l'arrivo di un autocolonna germanica al varco n.2 dello scalo portuale barese, i tedeschi imposero l'apertura dei cancelli. La "richiesta" avanzata dagli ex alleati non fu accettata dal Comando della Capitaneria di Porto e il rifiuto scatenò la reazione delle truppe naziste. A fronteggiarla fu un improvvisato esercito interforze, comandato dal Generale Nicola Bellomo e composto non solo da militari ma anche da civili.
Fra questi, oltre al sergente di Marina-Nocchiere di Porto Walter Fachin e al finanziere Luigi Partipilo, perirono nei combattimenti anche i cittadini Pasquale Carella, Michele Chicchi e Domenico Leone. Il loro sacrificio è ricordato da una piccola lapide affissa sul muro del Palazzo della Vecchia Dogana lungo il Corso Antonio De Tullio, per volontà dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
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