La Cattedrale di Trani e San Nicola Pellegrino
VITTORIO POLITO - La Cattedrale di Trani si eleva come una gigantesca nave arenata, bianca e monumentale, dominando il centro antico della città, con la facciata che esalta gli elementi architettonici e decorativi particolarmente preziosi. Il campanile, innestato nel corpo dell’edificio, è forato alla base per consentire il passaggio pedonale.
Un monumento sacro, importante espressione del romanico pugliese e rilevante testimonianza dell’architettura storica a livello europeo che lascia stupiti e senza fiato. La monumentale opera offre interessanti approfondimenti di indagine per la sua attuale configurazione esterna, isolata rispetto al tessuto urbano circostante, e sprovvista della complessa articolazione strutturale caratterizzante molti edifici religiosi medievali.
Trani, infatti, è una delle più belle città della Puglia, ricordata proprio per la magnifica Cattedrale, fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola (1075-1094), morto nella stessa città in odore di santità. La Basilica che si leva altissima sul mare, prese il posto di una chiesa più antica intitolata a Santa Maria.
Sono trascorsi oltre 925 anni dalla morte del giovane pellegrino greco Nicola, morto a Trani in odore di santità e riconosciuto suo Patrono.
A causa dell’invito alla conversione attraverso il motto “Kyrie Eleison”, Nicola viene cacciato di casa da sua madre. Nel 1092 s’imbarca con il monaco Bartolomeo e attraversa diverse località limitrofe. Giunge a Taranto dove, a causa del suo gridare “Kyrie eleison”, viene fatto frustare dal vescovo Alberto. Il 20 maggio arriva a Trani. Qui, la sua predicazione per le strade della città attira i fanciulli e riceve il consenso dell’arcivescovo Bisanzio I, che gli concede il permesso di restare.
Successivamente, si ammala e il 2 giugno, all’età di soli 19 anni, rende dolcemente la sua anima beata nelle mani del suo Creatore. Nel 1099 viene canonizzato da Papa Urbano II. Nel 1143 le spoglie mortali vengono solennemente traslate nella imponente Basilica costruita in suo onore.
Il giovane pellegrino Nicola, è vissuto al tempo in cui Roberto il Guiscardo e il figlio Boemondo realizzavano la loro spedizione in Grecia mirando a Costantinopoli. Era anche il tempo in cui i baresi riuscivano nell’impresa di portare a Bari le reliquie di San Nicola di Myra.
Un San Nicola diverso da quello di Bari, soprattutto per la sua breve vita: nacque infatti nel 1075 e morì nel 1094 e padre Gerardo Cioffari o.p., lo ha voluto ricordare nel volume “S. Nicola Pellegrino - Patrono di Trani”, edito dal Centro Studi Nicolaiani di Bari, in occasione del IX centenario della morte, narrando della sua vita in chiave critica, storica e del messaggio spirituale che ha voluto lasciare ai posteri.
Dopo la morte di Nicola, fiorirono numerosi i miracoli e quattro anni dopo, nel 1098, in occasione nel Sinodo Romano, il vescovo di Trani chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i miracoli avvenuti dopo la morte. Il papa Urbano II emanò un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani, dopo opportuna riflessione, ad agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e dopo aver fatto erigere una nuova Basilica vi depositò il corpo del Santo.
Per il suo continuo gridare “Kyrie eleison” (Cristo abbi pietà di noi) fu dapprima cacciato di casa dalla madre, come detto, e durante il suo peregrinare fu fatto fustigare dal vescovo di Lecce, Teodoro Bonsecolo, e successivamente fu fatto frustare a sangue dall’Arcivescovo di Taranto, Alberto. Insomma, una vita breve e travagliata all’insegna del “Kyrie eleison” che non si stanca mai di pronunciare per le strade della città e lo stesso Arcivescovo di Trani, Bisanzio I, lo convoca per conoscere le ragioni del suo comportamento. Egli spiega i motivi del suo modo di agire, richiamando le parole del Vangelo, fino a che il 2 giugno 1094 muore nella casa di un certo Sabino di Trani e sepolto in un angolo della Cattedrale.
Per questi motivi e per il forte impulso alla provocazione egli fu considerato “moros” termine greco usato nella Sacra Scrittura per designare un pazzo, successivamente il termine ha avuto un’accezione meno forte di “moros” e cioè “salòs” (ingenuo, innocente) il quale indica più dabbenaggine che pericolosità.
Monsignor Carmelo Cassati, che presenta la pubblicazione di Cioffari, dice di lui: «San Nicola Pellegrino vuol ritornare a prendere il suo posto di Patrono nella città che gelosamente conserva le sue ossa, ma ritorna con la forza di chi, avendo scoperto e sperimentato l’amore di Dio, trovò necessario dare altrettanta risposta d’amore accettando di passare “pazzo per Cristo”, nel continuo bisogno di misericordia».
Il patrono di Trani, infine, è considerato uno dei Santi più solidi dal punto di vista della critica storica. Sono pochi, infatti, i patroni “pugliesi” che godono di un “corpus documentario” così ricco e interessante e San Nicola Pellegrino è uno dei pochi grandi Santi che possono vantarlo.