La leggenda del Guercio delle Puglie


MARIO CONTINO –
Conversano è un fiorente comune rientrante nella vasta provincia di Bari, la cui movimentata storia ha alimentato leggende e misteri giunti fino ai nostri giorni, alcuni dei quali legati a fatti cruenti rimasti impressi in modo indelebile nelle narrazioni popolari. Non è un caso che alcune vie del paese, come “Via delle forche” o “ zona terra rossa”, facciano diretto riferimento agli eventi sopra citati, avvenuti circa quattrocento anni fa. 

Il protagonista di questi racconti, tanto cruenti da sconvolgere letteralmente le vite degli uomini che vissero, loro malgrado, negli anni e nella zona oggetto delle leggende, è il Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona. Il nobiluomo, noto come “il Guercio delle Puglie” per via dello strabismo cui era affetto ad un occhio, si narra fosse malvagio e vendicativo, e per tale motivo temuto da tutti i suoi sudditi. 

Fin dove si spingeva la crudeltà del Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona? Secondo una delle storie, durante il famoso “assedio di Nardò” del 1647, ci fu una ribellione contro l’autorità del “Guercio”. Per tutta risposta e per smorzare sul nascere ogni altro eventuale tentativo di ribellione, il Conte fece catturare ventiquattro canonici, ritenuti responsabili della resistenza, li fece trasportare a Conversano lì dove oggi è sita “Via delle forche” e li fece impiccare pubblicamente. 

Non è tutto: i poverini vennero scuoiati e con la loro pelle furono realizzate coperture per ventiquattro sedie che decorarono per lungo tempo la sala principale del castello. Tra storia e leggenda, la figura del “Guercio delle Puglie” è certamente una tra le più citate nel ricco folklore pugliese.