FRANCESCO GRECO - Pasquale Lojacono e la moglie Maria affittano un loft nel cuore di Napoli con intenzioni speculative: locare le oltre 60 stanze e darsi un tono, cambiare status, vivere alla grande, come pensano tocchi a gente come loro.
Ma la casa è abitata dai fantasmi di nobili che lì hanno vissuto le loro travolgenti passioni secoli prima e che non hanno alcuna intenzione di darsi pace, anzi, tormentano i nuovi inquilini e la gente di passaggio.
Vivi e morti intrecciano così le loro vite, le seduzioni, la contiguità, tanto che a un certo punto non si capisce bene chi corteggia chi e chi è trapassato e chi ancora non lo è.
E’ il momento di Eduardo che scrisse “Questi fantasmi” in piena guerra, 1945 (la prima all’Eliseo di Roma il 7 gennaio 1946) facendone un classico del teatro del Novecento. La Rai sta producendo “Natale in casa Cupiello” (al figlio il presepe non piace, e qui si intravede l’istinto destrutturante di un mondo che arriverà col ‘68).
In provincia si rappresenta “Questi fantasmi”, in cui troviamo la “poetica del balcone”, Loiacono che parla con un professore dirimpettaio, a cui racconta la sua quotidianità un pò amara, un po’ enfatica. E filosofeggia sull’importanza di acconciarsi un buon caffè, ritualità che il Sud ben conosce, trasfigurata in un archetipo. Una pausa di dolcezza in una vita agra.
Un testo difficile, pregno di chiaroscuri, che le compagnie “Alibi” (Artisti Liberi Indipendenti) e “Essenza” portano in scena per la regia scarna quanto efficace di Gustavo D’Aversa (che interpreta Loiacono), coinvolgendo lo spettatore sin nelle viscere.
Noi l’abbiamo vista ne cortile della “Fondazione Caputo” di Tricase. Pubblico disciplinato, termoscanner, mascherine, gel. Con Gustavo D’Aversa lavorano egregiamente Anna Marra, Walter Prete, Manuela Bello, Rocco Longo, Piergiorgio Martena, Patrizia Casto, Dora Paulì, Raffaele Pulimeno. Belle le scenografie firmate da Antonella Saraceno. Costumi di Dora Paulì. Gran professionismo, nella terra di Carmelo Bene.