Scompare Peppino Caldarola: il cordoglio della politica pugliese
BARI - Il sindaco Antonio Decaro esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Peppino Caldarola, venuto a mancare oggi a 74 anni dopo una breve malattia. “Oggi la nostra città perde un illustre concittadino, Peppino Caldarola, veterano del giornalismo politico italiano - direttore dell’Unità, vice-direttore di Rinascita e fondatore di Italiaradio - parlamentare e militante coerente e appassionato.
Proprio da Bari, sua città natale, mosse i primi passi sia nella professione sia nella sua intensa attività politica.
Giovane redattore in quella straordinaria fucina di talenti che è stata la Casa editrice Laterza, Peppino diventò dirigente e segretario del Partito Comunista italiano della città di Bari nel periodo doloroso della contrapposizione ideologica e degli anni di piombo.
Nonostante i suoi impegni professionali e politici l’avessero allontanato da Bari, Peppino Caldarola ha continuato a mantenere con la nostra città un legame intenso e affettuoso.
Intellettuale eclettico, lo ricorderemo sempre per la sua straordinaria capacità di esprimere punti di vista colti, informati ed originali. Alla sua famiglia e ai suoi amici giunga l’abbraccio del sindaco e di tutti i baresi”.
Il presidente del Consiglio regionale pugliese Mario Loizzo ricorda Peppino Caldarola. “‘Non scriverò più di politica’ aveva detto Peppino due anni fa, non si riconosceva in una politica senza politica, gestita “da energumeni”: diceva di non essere capace di scrivere ‘usando il loro steso linguaggio’. Era un uomo libero e lucido di pensiero, non mandava il cervello all’ammasso. Per tornare ad esprimersi, attendeva un tempo nuovo, nel quale le vecchie e le nuove generazioni sapessero ritrovarsi insieme, avere una visione comune, un progetto di società. Da politico fuori del coro, aveva sempre compreso l’Italia e gli Italiani e non nascondeva il disagio per una società incattivita, egoista, priva di valori, lontana dall’etica della partecipazione e della condivisione, qual era quella che si mostrava ai suoi occhi. Da uomo di cultura e giornalista (per due volte direttore dell'Unità, vicedirettore di Rinascita, fondatore di Italiaradio), soffriva la cattiva deriva dei tempi. Non poter più essere, con la Sinistra italiana, a difesa “strenua dell’Italia che stava male e dell’Italia che voleva progredire”, lo aveva convinto ad occuparsi di politica solo come cittadino, pronto a tornare in prima linea in ogni momento in cui avrebbe ‘avvertito un pericolo democratico”. Peppino era questo, uno straordinario interprete della società, della storia e dei tempi. Lo è sempre stato. Ci mancherà’”. (fel)
Proprio da Bari, sua città natale, mosse i primi passi sia nella professione sia nella sua intensa attività politica.
Giovane redattore in quella straordinaria fucina di talenti che è stata la Casa editrice Laterza, Peppino diventò dirigente e segretario del Partito Comunista italiano della città di Bari nel periodo doloroso della contrapposizione ideologica e degli anni di piombo.
Nonostante i suoi impegni professionali e politici l’avessero allontanato da Bari, Peppino Caldarola ha continuato a mantenere con la nostra città un legame intenso e affettuoso.
Intellettuale eclettico, lo ricorderemo sempre per la sua straordinaria capacità di esprimere punti di vista colti, informati ed originali. Alla sua famiglia e ai suoi amici giunga l’abbraccio del sindaco e di tutti i baresi”.
Il presidente del Consiglio regionale pugliese Mario Loizzo ricorda Peppino Caldarola. “‘Non scriverò più di politica’ aveva detto Peppino due anni fa, non si riconosceva in una politica senza politica, gestita “da energumeni”: diceva di non essere capace di scrivere ‘usando il loro steso linguaggio’. Era un uomo libero e lucido di pensiero, non mandava il cervello all’ammasso. Per tornare ad esprimersi, attendeva un tempo nuovo, nel quale le vecchie e le nuove generazioni sapessero ritrovarsi insieme, avere una visione comune, un progetto di società. Da politico fuori del coro, aveva sempre compreso l’Italia e gli Italiani e non nascondeva il disagio per una società incattivita, egoista, priva di valori, lontana dall’etica della partecipazione e della condivisione, qual era quella che si mostrava ai suoi occhi. Da uomo di cultura e giornalista (per due volte direttore dell'Unità, vicedirettore di Rinascita, fondatore di Italiaradio), soffriva la cattiva deriva dei tempi. Non poter più essere, con la Sinistra italiana, a difesa “strenua dell’Italia che stava male e dell’Italia che voleva progredire”, lo aveva convinto ad occuparsi di politica solo come cittadino, pronto a tornare in prima linea in ogni momento in cui avrebbe ‘avvertito un pericolo democratico”. Peppino era questo, uno straordinario interprete della società, della storia e dei tempi. Lo è sempre stato. Ci mancherà’”. (fel)
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