ANTONIO LIA - BEIRUT (Libano). Sto vivendo questa terra con dispiacere per quanto è accaduto in questi giorni. Quanta pace, quanto silenzio in queste notti ancora piene di terrore. Ho parlato con il silenzio, ho parlato con me stesso del passato ed ho immaginato il futuro che vorrei, ho pensato alle persone che non ci sono più’ e le ho immaginate presenti tra noi, ho visto la vita con altri occhi, come la vorrei e come è nella realtà , vorrei avere la forza di cambiarla e di rendere le persone più buone, meno interessate ai beni materiali, meno aggressive, solidali, generose, altruiste e vicine a chi ha bisogno, fare del mondo un’unica famiglia, senza guerre ma in pace, una pace che duri nei secoli senza più paure del domani ma senza paura per il prossimo.
Soffro per questo popolo libanese, martoriato e senza difesa, con a capo un governo che non avverte il dolore, i bisogni, il lamento dei suoi figli. Quello che è’successo il 4 agosto scorso sembra non importi ai governanti che invece di cercare i responsabili di tanto terrore si preoccupano di nascondere la verità , e intanto il popolo, tutto il popolo soffre e noi con lui.
Mi sento impotente e vorrei gridare la mia rabbia, la mia tristezza per questa gente buona e laboriosa, forte, capace di rialzarsi e continuare, tenace a non abbandonare la sua storia, le sue radici, i suoi affetti, la sua terra.
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