BENNY MANOCCHIA - Terry Branstad, ambasciatore statunitense in Cina dal 2017, torna a casa. Ex governatore per molti anni dell'Iowa, Branstad, in perfetto accordo con il presidente Trump, ha accusato la Cina di "non avere messo in atto una operazione di contenimento a Wuhan, permettendo l'esplosione di una crisi mondiale". Pur essendo stato ottimo amico di Xi, l'ambasciatore ha ricordato al presidente cinese di avere lasciato la porta aperta al partito comunista cinese, un partito con un enome potere in quella nazione, capace di tutto.
Ancora Branstad: "Il presente sistema cinese non ha permesso ai medici di provvedere a uno sbarramento contro il virus richiesto dagli uomini di scienza sin dall'inizio".
A Branstad ha fatto seguito il ministro degli Esteri Mike Pompeo, che ha parlato del PCC come di una vipera pronta a mordere...
Pechino non ha accettato le accuse, presentando una risposta contro
gli uomini di stato americani presenti in Cina.
Ma Pompeo ha insistito ricordando il problema di Hong Kong, che oggi e' "sotto le grinfie di Pechino", praticamente schiavi degli ordini della capitale cinese.
Anche Taiwan e' entrata nel gioco di accuse e controaccuse. Pompeo ha detto che se la Cina pensa di invadere Taiwan,gli Stati Uniti difenderanno decisamente l'isola.
Xi ha detto senza giochi di parole: "USA e Cina oggi attraverano un momento che sarebbe meglio dimenticare...".
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