BARI – Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, ha assegnato il riconoscimento “Donne e Covid-19” a 206 operatrici sanitarie di tutta Italia che si sono particolarmente distinte per l’assistenza e la cura ai pazienti durante l’emergenza pandemica.
Tre sono le donne, infermiere ed ostetriche dell’Ospedale Santa Maria di Bari che hanno ricevuto il riconoscimento “Donne e Covid-19”, emergendo come capisaldi di sensibilità e umanità, in un periodo in cui i piccoli gesti hanno fatto la differenza: Cosma Padula, coordinatrice delle ostetriche, Loredana Cappelli, Infermiera coordinatrice di unità operativa e Addolorata Barone, Infermiera coordinatrice reparto ambulatoriale.
"Il riconoscimento “Donne e Covid-19” va simbolicamente a tutte le infermiere e a tutte le donne del personale sanitario che, nel periodo più difficile dell'emergenza, si sono prodigate giorno e notte per l'assistenza dei pazienti. Così come hanno sempre fatto e continuano a fare. Un impegno quotidiano dettato dall'etica del lavoro e dalla passione per il bene e la salute del prossimo", commenta la dott.ssa Eleonora Sansavini, amministratore delegato Ospedale Santa Maria.
Le assegnazioni sono state decise da un Comitato composto da medici ed esperti di settore sulla base delle segnalazioni ricevute dagli ospedali “Bollini Rosa” di Fondazione Onda, ospedali che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili.
L’Ospedale Santa Maria, struttura polispecialistica accreditata con il SSN, è contraddistinta da sempre da una forte vocazione alla cura della donna, riconosciuta anche dall’assegnazione del Bollino Rosa Onda dal 2018 ad oggi. Inoltre è risultata per due anni consecutivi, 2018 e 2019, la struttura migliore fra gli ospedali pugliesi per l’umanizzazione delle cure (Valutazione promossa a livello nazionale da Agenas ed elaborata da AReSS Puglia - Agenzia Regionale Strategica per la Salute e il Sociale).
L’Ospedale barese di GVM Care & Research propone un “percorso donna” integrato e completo che va dalla prevenzione al trattamento, passando per la diagnosi, mettendo a disposizione delle pazienti l’attività della Breast Unit e della sua équipe multidisciplinare le Unità Operative di Ginecologia ed Ostetricia ed un Centro PMA.
Un’attività quella dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia che non si è mai fermata, grazie alla dedizione di medici, infermiere, ostetriche e operatori sanitari. Infatti dall’inizio dell’anno a fine settembre, Ospedale Santa Maria ha registrato 650 parti, di cui l’80% avvenuto durante il periodo di emergenza Covid.
Alcuni degli aspetti che hanno contraddistinto l’operato delle infermiere Cappelli e Barone e dell’ostetrica Padula riguardano la gestione delle pazienti con sospetta positività al virus e degli esami molecolari, la stesura con la direzione sanitaria di procedure inerenti al percorso nascita per garantire la sicurezza delle pazienti stesse e degli operatori sanitari, l’approvvigionamento di risorse, il tutto portato avanti con professionalità e coraggio.
“Lavorare nel periodo di emergenza Covid non è stato facile: la situazione ha comportato una revisione non solo dei processi organizzativi ma anche dei processi assistenziali. Da un giorno all’altro ci siamo trovate ad affrontare situazioni nuove e inaspettate, con cambiamenti continui. Un aspetto difficile ha riguardato la gestione delle emozioni. Non sono mancati infatti momenti di tensione e sconforto, proprio per le novità continue che l’emergenza ci poneva da affrontare quotidianamente. Grande però è la soddisfazione, nonostante l’enorme lavoro che è stato fatto, nell’essere riusciti a garantire la sicurezza, sia ai pazienti che agli operatori, medici e infermieri. Nonostante la stanchezza accumulata al rientro a casa, sentivamo di aver fatto il nostro dovere e di poter contare sull’unione di tutti i colleghi”, commentano le infermiere Barone e Cappelli.
“Il settore di Ostetricia necessitava di particolari attenzioni e si è rivelato estremamente delicato – commenta la coordinatrice delle ostetriche Cosma Padula –. Le pazienti, durante il periodo di emergenza, non potevano ricevere visite dai parenti. Abbiamo quindi cercato di sostituirci nella misura possibile al calore famigliare che mancava in corsia, con una coccola e un’attenzione in più. Tutte le ostetriche hanno lavorato insieme per garantire la sicurezza delle mamme in reparto. Già dal 3 marzo abbiamo messo in atto un triage telefonico per le pazienti gravide, disponibile 24 ore su 24, per dare suggerimenti pratici pre-ricovero, come ad esempio la raccomandazione di evitare di frequentare luoghi affollati ma anche le feste di famiglia. Grazie alle misure adottate, inoltre, le pazienti hanno potuto proseguire l’allattamento (momento in cui la mamma potrebbe trasmettere il virus Covid nel caso di positività) e anche la ginnastica perineale. Ci siamo poste un importante obiettivo di comunicazione, per rassicurarle ed informarle correttamente, che abbiamo pienamente raggiunto”.
Il percorso messo in atto ha permesso di registrare zero contagi sia tra le pazienti che tra gli operatori sanitari.