“Pandemia, ecco gli effetti sulla nostra psiche”. Parla Anna Colavita
FRANCESCO GRECO - Pandemia, alle nostre spalle le date tragiche, dinanzi i preoccupanti aumenti di contagi di questi giorni. Il 23 febbraio il primo caso di Covid-19 in Lombardia; il 1° marzo inizio del lockdown; l’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha detto appunto che da epidemia diveniva pandemia.
L’Italia entrò in quarantena forzata. I quotidiani bollettini della Protezione Civile paralizzavano la testa e il cuore. Il 13 marzo si raggiunse il numero massimo di persone che ammalate in un giorno (dati Istituto Superiore Sanità). In questi giorni stiamo tornano ai picchi di allora in quanto a contagi.
L’emergenza Covid-19 mette a dura prova la tenuta psicologica delle persone con una situazione inedita nella sua drammaticità. Il timore del contagio, le misure di isolamento, la solitudine, i lutti, le incertezze economiche. Degli effetti di questa inaspettata catastrofe sul nostro apparato psichico parliamo con la psicologa e psicoterapeuta Anna Colavita.
DOMANDA: Dottoressa, qual è l’impatto del Coronavirus sul nostro apparato psichico?
RISPOSTA: "Se paragoniamo il nostro apparato psichico ad una casa, e l’evento coronavirus a un terremoto, la prima ondata della pandemia nel suo apice ha raggiunto un bell’11 sulla scala Mercalli. Se fosse stato un terremoto, tale evento sarebbe stato categorizzato come catastrofico e intorno a noi avremmo avuto dighe rotte, rotaie fortemente incurvate, tubature interrate rese completamente inutilizzabili, voragini nel suolo, comunicazioni interrotte e un gran numero di vittime. Questo è il paesaggio che il coronavirus ha disegnato nell’apparato psichico di chi si è trovato nell’epicentro. Nelle zone con alto tasso di contagio, noi professionisti del benessere psicologico ci siamo trovati a dover contenere attacchi di panico, di ansia collegati alla paura di ammalarsi e di non fare abbastanza per proteggere i propri cari. Mi è rimasto impresso il racconto di una mamma che dopo aver cucinato delle bistecche, in preda al panico decide di buttarle, ritenendo che quella carne potesse veicolare il virus nei suoi bambini. Un ha signore ha raccontato di essersi svegliato con gli occhi gonfi dopo aver letto che un sintomo possibile era la congiuntivite. La conseguenza più drammatica sono stati i suicidi. Da marzo a oggi in Italia si sono registrati 71 suicidi e 46 tentati suicidi probabilmente correlati al Covid-19. Lo segnalano gli psichiatri al Convegno Internazionale sulle tematiche legate al suicidio all’Università “La Sapienza” di Roma".
D. Quali sono le patologie più riscontrate?
R. "Per comprendere i sintomi, ovvero le risposte allo stress, bisogna che ci ricordiamo il contesto… Il nostro Paese si è fermato, un silenzio ovattato ha inghiottito gli impegni che avevamo l’indomani; il tempo si è dilatato. Non ha più senso misurare il tempo. La routine quotidiana paragonabile alle sicure rotaie di una vita incasellata e programmata non c’è più. Diventiamo tutti come dei vagoni che non hanno né una destinazione, né fermate alla stazione o percorsi sicuri da seguire. La risposta comune è stata più o meno uguale per tutti: paura, intontimento, incredulità. La rivista “The Lancet” ha recentemente preso in analisi le ripercussioni psicologiche in Cina evidenziando come, superati i 10 giorni di isolamento, la mente comincia a cedere. A partire dall’11mo giorno, emergono stress, nervosismo e ansia, i cui effetti diventano più gravi al traguardo del 15mo giorno di lockdown. Inoltre, la società di ricerca “Open Evidence” ha condotto un’indagine in Italia, Spagna e Regno Unito, da cui è emerso che in Italia il 41% della popolazione è attualmente a rischio salute mentale a causa di vari fattori di vulnerabilità socio-economica (tale percentuale sale al 46% in Spagna e al 42% nel Regno Unito). Mentre lo studio condotto dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e pubblicato sulla rivista “MedRXIV” rivela come su un campione di 18.000 persone, il 37% degli intervistati presenta sintomi da stress post traumatico, il 20% ansia severa, il 7% insonnia e il 21% stress. Abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare per riparare e limitare i danni dall’esposizione a livelli altissimi di stress".
D. Lei ha lavorato, e lavora, in Puglia: qual è stata la sua esperienza?
R. "Ho lavorato a due livelli, sia nel privato sul territorio pugliese, che nel pubblico su tutto il territorio nazionale con il numero verde del Ministero della Salute dedicato al supporto psicologico Covid-19 . La Puglia, insieme alle isole, rientrava nella classe “diffusione bassa del Coronavirus”, per cui ho assistito ad una riacutizzazione delle patologie pregresse. Continuando con il parallelismo Coronavirus-terremoto, è chiaro che anche se qui in Puglia le scosse erano di minore entità e andavano comunque ad acutizzare ferite già esistenti, amplificandone la gravità, sia a livello intrapersonale (colpendo nell’intimo) andando ad acutizzare ansia, attacchi di panico, ipocondria, paura di morire; che relazionale, per esempio molti nuclei familiari e coppie sono andate in crisi. Passare H24 tutti insieme senza poter uscire, ha fatto precipitare tutte quelle comunicazioni già in crisi. Ognuno ha fatto i conti con se stesso e con la propria rete di relazioni (coniugi, figli, ecc.), questo non solo in Puglia ma su tutto il territorio nazionale".
D. E con il numero verde del Ministero?
R. "Mi si è spezzato il cuore. Il Coronavirus: da una parte ha aggiunto nuova sofferenza, il forte livello di stress causato da situazioni nuove non previste, ha destabilizzato anche persone con un apparato psichico ben strutturato, infilandosi in pertugi psichici e facendoli diventare voragini. Mi viene in mente la storia di un uomo che per lungo tempo ne ha sottovalutato i sintomi, ha infettato sua madre che in seguito è morta. Questa persona ha chiesto aiuto in preda ai sensi di colpa. Se non fossi andato a trovarla, se prima di andare a trovarla mi fossi fatto un tampone… Addossandosi colpe legate a eventi che non potevano essere previsti. Dall’altra ha amplificato la sofferenza psicologica già esistente, e nel nostro Paese di sofferenza psicologica ce n’era e ce n’è ancora tanta, ne siamo solo diventati tutti più consapevoli".
D. Secondo lei perché siamo così restii a curarci?
R. "I motivi sono tanti. In primis non siamo educati a considerare l’apparato psichico come un apparato che va curato e che può essere curato. Vige l’idea che chi ha problemi psicologici o è debole o è pazzo e che per curarsi basta farsi coraggio o bisogna rinchiudersi in un reparto psichiatrico e curarsi con gli psicofarmaci. E’ come dire che una carie va curata o con la forza di volontà o assumendo antibiotici e antidolorifici a vita. Poi seguono i problemi economici, lo scetticismo, la disillusione. L’evento Coronavirus però ha facilitato l’incontro tra noi professionisti del benessere psichico e la sofferenza. E’ cominciata una danza, uno scambio. Voglio continuare a far parte di questa danza. Lo sto facendo con l’iniziativa “Ottobre mese del benessere psicologico”. Il mio contributo consiste in una consulenza gratuita presso i l mio studio di Presicce-Acquarica (Lecce)".
Chi è interessato può contattare la Dott.ssa Colavita, psicologa, psicoterapeuta EMDR con approccio Analitico Transazionale Integrato al cellulare: 339 14 24 153 o tramite la email annacolavita@virgilio.it, o sulla pagina Facebook Anna Colavita Psicologa.