San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, è passato anche da Bari


VITTORIO POLITO – Oggi si festeggia San Francesco d’Assisi (1182-1226), al secolo Giovanni Bernardone, proclamato da Pio XII, il 18 giugno 1939, insieme a Santa Caterina da Siena (1347-1380), patroni d’Italia. In quell’occasione il Santo Padre lo definì “Il più italiano dei santi e il più santo degli italiani”.

Francesco, figlio di un mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Per questo ricercò la gloria tramite le imprese militari, finché comprese di dover servire solo il Signore. Si diede quindi a una vita di penitenza e solitudine in totale povertà, dopo aver abbandonato la famiglia e i beni terreni. Nel 1209, in seguito a un’ulteriore ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città, mentre si univano a lui i primi discepoli. Con loro si recò a Roma per avere dal papa Innocenzo III l'approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d’Italia: dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava “frati”, cioè “fratelli”. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al Secondo Ordine francescano, e fondò un Terzo Ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì la sera del 3 ottobre del 1226 presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. È stato canonizzato da papa Gregorio IX il 16 luglio 1228.


Assisi rappresenta il luogo più noto dedicato al ‘Poverello’, ma vi sono molti altri luoghi non meno importanti nei quali Francesco ha vissuto la sua intensa vita spirituale. È nota la Valle Reatina, ritenuta dagli studiosi la terza patria di San Francesco, dopo quella di Assisi e della Verna. Infatti, si trovano luoghi assai cari al Serafico Padre: Fonte Colombo, Greccio, San Fabiano, Poggio Bustone e nella provincia di Terni, lo Speco di Narni.

Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità dallo stesso San Francesco nel 1213, è il Santuario dove il poverello dimorò per qualche tempo. Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino, mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità. Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua cisterna.

Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo eremo francescano detto “Betlemme Francescana”. Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare, ove è presente il celebre Santuario Francescano in mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del Monte Lacerone che sovrasta Greccio, scese più volte ad evangelizzare gli abitanti del castello. È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.


Molti episodi della vita di San Francesco sono ispirati ai “Fioretti”, opera di un anonimo trecentesco, e nella prima e seconda “Vita”, scritte dal discepolo Tommaso da Celano. Il ciclo pittorico più celebre resta, ovviamente, quello di Giotto presente nella Basilica Superiore di Assisi, realizzato tra il 1292 e il 1296.

Umiltà, castità e povertà sono state le prerogative della sua vita. Infatti da una tra le più agiate della città e da una vita spensierata e mondana si convertì al Vangelo, vivendo in indigenza e letizia.

Celebre il su “Cantico delle Creature”, noto anche come “Cantico di Frate Sole”, uno dei più antichi testi poetici di tutta la letteratura italiana. Il componimento poetico di San Francesco è una preghiera che il Santo rivolge a Dio, lodando le sue opere.

Curiosità - Saverio La Sorsa (1877-1970), uno dei maggiori scrittori baresi in fatto di tradizioni e leggende popolari, ricorda nella sua Antologia “Folklore Pugliese” (Paolo Malagrinò Editore), una leggenda che narra che San Francesco sia passato da Bari. Giunto sulla spiaggia di San Cataldo, s’imbatté in alcuni disperati pescatori che cercavano acqua e non trovandola bestemmiavano e imprecavano. Il Santo d’Assisi impietositosi, con un colpo di bastone fece zampillare acqua copiosa e fresca dissetando così i pescatori. Questo il motivo, secondo il racconto, che quel luogo, oggi spiaggia dei baresi, fu chiamato «San Francesco alla Rena».