VITTORIO POLITO - Un pezzo di Napoli che se ne va. Lo storico Gran Caffè Gambrinus non apre più da oggi. Una decisione presa, dichiara il proprietario, a prescindere dai provvedimenti inerenti la pandemia “Covid”, ma secondo me c’entra eccome. Ormai per via dei contagi il Caffè rimaneva deserto.
Il Gran Caffè Gambrinus che si affaccia direttamente su Piazza Plebiscito e di fronte al Palazzo Reale diventa in breve tempo il salotto del bel mondo cittadino. La fama dovuta all’opera dei migliori pasticcieri, gelatai e baristi provenienti da tutta Europa fa acquisire al Caffè la benevolenza della famiglia reale e il riconoscimento per decreto di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Borbone soltanto ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
In quel Caffè, aperto nel 1860, tra splendide decorazioni in oro di Irolli, Caprile, Casciaro, Pratella, Postiglione che coprono le pareti e gli spazi lasciati liberi dai grandi specchi, hanno gustato le prelibatezze, oltre ai Capi di Stato in visita a Napoli, anche personaggi del calibro di Oscar Wilde, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Eleonora Duse, Salvatore Di Giacomo, Ernest Hemingway, la principessa Sissi, ma anche Filippo Tommaso Marinetti e tanti altri.
Il Gran Caffè Gambrinus, che si apre all’angolo di via Chiaia di fronte alla Chiesa di San Ferdinando, con una parte delle sue sette porte che s’affacciano sul Palazzo Reale, meraviglia tra divanetti e poltrone di velluto rosso, pronti ad accogliere prestigiosi ospiti per un caffè, una cioccolata, una fetta di pastiera, un babà. Le cronache ci raccontano di canzoni nate come per incanto in quello spazio.
Tra i locali più celebri della penisola, membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, il Caffè Gambrinus è diventato negli anni anche salotto letterario e galleria d’arte. A fare grande la sua storia sono stati anche i clienti d’eccezione che nel tempo si sono seduti ai suoi tavolini liberty.
Sarà triste vedere quelle vetrine dello storico e indimenticabile Gambrinus senza luce, tra Piazza Plebiscito, il Palazzo Reale e la Chiesa di San Ferdinando. In quel locale D’Annunzio scrisse la celebre canzone napoletana «’A VUCCHELLA»
Il Gran Caffè Gambrinus che si affaccia direttamente su Piazza Plebiscito e di fronte al Palazzo Reale diventa in breve tempo il salotto del bel mondo cittadino. La fama dovuta all’opera dei migliori pasticcieri, gelatai e baristi provenienti da tutta Europa fa acquisire al Caffè la benevolenza della famiglia reale e il riconoscimento per decreto di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Borbone soltanto ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
In quel Caffè, aperto nel 1860, tra splendide decorazioni in oro di Irolli, Caprile, Casciaro, Pratella, Postiglione che coprono le pareti e gli spazi lasciati liberi dai grandi specchi, hanno gustato le prelibatezze, oltre ai Capi di Stato in visita a Napoli, anche personaggi del calibro di Oscar Wilde, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Eleonora Duse, Salvatore Di Giacomo, Ernest Hemingway, la principessa Sissi, ma anche Filippo Tommaso Marinetti e tanti altri.
Il Gran Caffè Gambrinus, che si apre all’angolo di via Chiaia di fronte alla Chiesa di San Ferdinando, con una parte delle sue sette porte che s’affacciano sul Palazzo Reale, meraviglia tra divanetti e poltrone di velluto rosso, pronti ad accogliere prestigiosi ospiti per un caffè, una cioccolata, una fetta di pastiera, un babà. Le cronache ci raccontano di canzoni nate come per incanto in quello spazio.
Tra i locali più celebri della penisola, membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, il Caffè Gambrinus è diventato negli anni anche salotto letterario e galleria d’arte. A fare grande la sua storia sono stati anche i clienti d’eccezione che nel tempo si sono seduti ai suoi tavolini liberty.
Sarà triste vedere quelle vetrine dello storico e indimenticabile Gambrinus senza luce, tra Piazza Plebiscito, il Palazzo Reale e la Chiesa di San Ferdinando. In quel locale D’Annunzio scrisse la celebre canzone napoletana «’A VUCCHELLA»