BARI - “Gli effetti dei segnali di attenzione mostrati dalla Regione Puglia, per far fronte all’emergenza sanitaria COVID 19, sono stati inferiori alle aspettative e, purtroppo, insufficienti ad affrontare una situazione di profonda crisi che, nello specifico, sta caratterizzando il comparto zootecnico pugliese”. Attraverso una nota congiunta, sono CIA Agricoltori Italiani della Puglia, AGCI Coordinamento Puglia, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confcooperative Puglia, Legacoop Puglia e UCI Puglia a esprimere la propria preoccupazione e a delineare in tutta la sua drammaticità lo scenario che sta colpendo con durezza le aziende zootecniche pugliesi.
“La filiera lattiero-caseraria, ancora oggi, mostra tutte le sue fragilità e gli allevatori sono quelli che subiscono le maggiori conseguenze di questa situazione, soprattutto a causa dei comportamenti scorretti dei caseifici che, unilateralmente, stanno comunicando la riduzione del prezzo del latte alla stalla o addirittura la rescissione unilaterale del contratto”, hanno spiegato le associazioni.
“Le scriventi organizzazioni, nelle settimane scorse, si sono rese promotrici di un’iniziativa affinché fosse adottata una sottomisura, con il PSR 2014-2020 (MIS. 21), con l’intenzione di dare una risposta alla situazione di crisi del comparto e preservare il tessuto sociale, economico e produttivo delle imprese agricole del comparto zootecnico colpite dalle conseguenze derivanti dagli effetti dell’emergenza sanitaria. Il settore zootecnico ha un ruolo importante per le zone interne della Puglia. Esso rappresenta una fonte di reddito in molti casi insostituibile per la mancanza di alternative produttive e per quello che, dal punto di vista ambientale, rappresenta in termini di presidio evitando quindi il fenomeno del degrado e dell’impoverimento del territorio. Al fine di evitare il tracollo del settore, con le inevitabili conseguenze occupazionali, economiche ed ambientali, occorre con urgenza adottare provvedimenti a tutela degli allevatori pugliesi. Il comparto lattiero-caseario pugliese ha quale base produttiva regionale oltre 2mila aziende con vacche e bufale e più di 3mila imprese con ovini e caprini da latte. Nel Barese e nella BAT è localizzata la maggior parte delle unità allevatrici di bovini, equini e imprese d’allevamento avicole. La provincia di Foggia è attiva nel settore con un’alta concentrazione di allevamenti bufalini, suini, ovini e caprini. Il settore zootecnico presenta numeri rilevanti anche nel Brindisino, in provincia di Taranto e nel Leccese. La zootecnia, nella sua interezza, presenta dinamiche comuni in tutta la Puglia per quanto attiene sia ai punti di forza che di debolezza. La ridotta dimensione economica media delle imprese denota una ancora insufficiente propensione ad aggregarsi, unire le forze, acquisire il potere contrattuale e le risorse necessarie a imporsi con più forza sul mercato.
“Occorrono interventi celeri e risposte capaci di dare una svolta”, hanno dichiarato le associazioni.
“La filiera lattiero-caseraria, ancora oggi, mostra tutte le sue fragilità e gli allevatori sono quelli che subiscono le maggiori conseguenze di questa situazione, soprattutto a causa dei comportamenti scorretti dei caseifici che, unilateralmente, stanno comunicando la riduzione del prezzo del latte alla stalla o addirittura la rescissione unilaterale del contratto”, hanno spiegato le associazioni.
“Le scriventi organizzazioni, nelle settimane scorse, si sono rese promotrici di un’iniziativa affinché fosse adottata una sottomisura, con il PSR 2014-2020 (MIS. 21), con l’intenzione di dare una risposta alla situazione di crisi del comparto e preservare il tessuto sociale, economico e produttivo delle imprese agricole del comparto zootecnico colpite dalle conseguenze derivanti dagli effetti dell’emergenza sanitaria. Il settore zootecnico ha un ruolo importante per le zone interne della Puglia. Esso rappresenta una fonte di reddito in molti casi insostituibile per la mancanza di alternative produttive e per quello che, dal punto di vista ambientale, rappresenta in termini di presidio evitando quindi il fenomeno del degrado e dell’impoverimento del territorio. Al fine di evitare il tracollo del settore, con le inevitabili conseguenze occupazionali, economiche ed ambientali, occorre con urgenza adottare provvedimenti a tutela degli allevatori pugliesi. Il comparto lattiero-caseario pugliese ha quale base produttiva regionale oltre 2mila aziende con vacche e bufale e più di 3mila imprese con ovini e caprini da latte. Nel Barese e nella BAT è localizzata la maggior parte delle unità allevatrici di bovini, equini e imprese d’allevamento avicole. La provincia di Foggia è attiva nel settore con un’alta concentrazione di allevamenti bufalini, suini, ovini e caprini. Il settore zootecnico presenta numeri rilevanti anche nel Brindisino, in provincia di Taranto e nel Leccese. La zootecnia, nella sua interezza, presenta dinamiche comuni in tutta la Puglia per quanto attiene sia ai punti di forza che di debolezza. La ridotta dimensione economica media delle imprese denota una ancora insufficiente propensione ad aggregarsi, unire le forze, acquisire il potere contrattuale e le risorse necessarie a imporsi con più forza sul mercato.
“Occorrono interventi celeri e risposte capaci di dare una svolta”, hanno dichiarato le associazioni.
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