San Nicola, il lupo affamato e la mucca
VITTORIO POLITO - La storia di San Nicola di Bari non finisce mai di stupirci con lo studio della sua vita, dei miracoli e delle leggende. Il miracolo, in genere, è qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto supera i limiti delle normali prevedibilità del verificarsi di un fatto o va oltre le possibilità dell’azione umana.
Per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio, possono essere compiuti per intercessione della Madonna o di un santo o avvalendosi di loro come strumento. Il miracolo è prova, per la Chiesa cattolica, della santità di coloro per intercessione dei quali è operato; l’accertamento dei miracoli entra quindi nelle cause di beatificazione e canonizzazione.
La caratteristica della leggenda è quella di contenere elementi fantastici e miracolosi relativi alla vita di un santo e si distingue da altri racconti di contenuto storico, né hanno solitamente un significato religioso, ma possono avere un significato più generico, o moralmente edificante, spesso confondendosi con le fiabe, come nel nostro caso.
Oggi mi riferisco ad una fiaba, poco conosciuta, relativa a San Nicola ed è quella del lupo affamato e la mucca che padre Gerardo Cioffari o.p., storico della Basilica di Bari, riporta nel suo libro “San Nicola – La vita, i miracoli, le leggende” (Basilica San Nicola Editore).
È noto che nella fantasia popolare russa, S. Nicola non è un santo come gli altri, ma uno che per il popolo e specialmente per i deboli fa di tutto, anche a costo di disobbedire a Gesù. Come narra questa fiaba.
Una volta, essendo venuto a Gesù il desiderio di visitare la terra, pensò che il compagno ideale fosse S. Nicola, colui che più capiva la povera gente. Una sera bussarono alla casa di una povera vedova con i suoi bambini. Quando chiesero da mangiare, la vedova ebbe un momento di esitazione pensando ai suoi bambini ed alla mucca che non dava latte perché stava per dare alla luce il vitellino. Ma inteneritasi per questi illustri viandanti, diede loro da mangiare e notò con sua grande sorpresa, che il panino che mise a tavola, appena era addentato da Gesù e da Nicola, ricompariva integro sulla tavola. Anzi trovò anche la farina nel granaio e all’alba preparò per loro delle frittelle. Quindi Gesù e Nicola ripresero il cammino fra i campi verdeggianti.
Un po’ stanchi, passarono vicino a un mulino, ma il padrone arrogante li cacciò: “Andate via, mangiaufo e fannulloni”. E li fece allontanare dai suoi servi. Giunti quindi al limitare di un bosco, si stesero per terra a riposare. Ed ecco accorrere verso di loro un lupo grigio affamato: “Signore io voglio mangiare; sono tre giorni che giro senza trovare da mangiare”. E Gesù: “Vai dalla vedova del soldato. Ha una mucca bianca. Sbranala e mangiala”. Nicola non riuscì a trattenersi: “Ma Signore, è così povera e ci ha accolto bene!” Ma Gesù fece segno al lupo che partì di gran carriera. Quando Gesù chiese a Nicola di raccogliere un po’ di rami secchi e accendere il fuoco, Nicola entrò nel bosco e ... come un fulmine cominciò a correre, arrivando alla casetta prima del lupo. Gettò tanto fango sulla mucca, al punto di farla sembrare nera. Tornò quindi, sempre di corsa, da Gesù per accendere il fuoco. Intanto giunto alla casetta anche il lupo, quando vide una mucca nera e non bianca, come aveva detto Gesù, non se la sentì di mangiarla.
Al mattino Gesù e Nicola ripresero il cammino, ed ecco di nuovo il lupo: “Signore, c'è soltanto una mucca nera?!” E Gesù: “E allora mangia la nera”. Nicola avrebbe voluto vanificare l’ordine di Gesù e accorrere in aiuto della donna. Ma si trattenne. Durante la notte infatti aveva sognato di una botticella piena di monete d’oro che rotolava giù dalla collina. “Signore”, aveva detto, “diamola alla povera donna con i bambini che piangono”. E Gesù: “No Nicola, questa è destinata al padrone del mulino”. Ed infatti questi la ricevette, esclamando: “Peccato che la botticella sia una sola, sarei stato felice che fossero state una decina!”
Avvertendo la sete Nicola si avvicinò ad un pozzo ma, quale non fu la sorpresa, quando vide che questo brulicava di serpenti e all’orlo era legato il padrone del mulino fra sofferenze atroci. Finalmente più avanti trovò un altro pozzo, pieno di acqua fresca e pura. La donna coi bambini giocava felice nel prato. Ad un tratto sentì Gesù che lo chiamava: “Nicola, perché stai lì tutto questo tempo?” E Nicola: “Come sarebbe, sono stato tre minuti!” E Gesù di rimando: “Non tre minuti, ma tre anni”.
Erano di nuovo in Paradiso.
Per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio, possono essere compiuti per intercessione della Madonna o di un santo o avvalendosi di loro come strumento. Il miracolo è prova, per la Chiesa cattolica, della santità di coloro per intercessione dei quali è operato; l’accertamento dei miracoli entra quindi nelle cause di beatificazione e canonizzazione.
La caratteristica della leggenda è quella di contenere elementi fantastici e miracolosi relativi alla vita di un santo e si distingue da altri racconti di contenuto storico, né hanno solitamente un significato religioso, ma possono avere un significato più generico, o moralmente edificante, spesso confondendosi con le fiabe, come nel nostro caso.
Oggi mi riferisco ad una fiaba, poco conosciuta, relativa a San Nicola ed è quella del lupo affamato e la mucca che padre Gerardo Cioffari o.p., storico della Basilica di Bari, riporta nel suo libro “San Nicola – La vita, i miracoli, le leggende” (Basilica San Nicola Editore).
È noto che nella fantasia popolare russa, S. Nicola non è un santo come gli altri, ma uno che per il popolo e specialmente per i deboli fa di tutto, anche a costo di disobbedire a Gesù. Come narra questa fiaba.
Una volta, essendo venuto a Gesù il desiderio di visitare la terra, pensò che il compagno ideale fosse S. Nicola, colui che più capiva la povera gente. Una sera bussarono alla casa di una povera vedova con i suoi bambini. Quando chiesero da mangiare, la vedova ebbe un momento di esitazione pensando ai suoi bambini ed alla mucca che non dava latte perché stava per dare alla luce il vitellino. Ma inteneritasi per questi illustri viandanti, diede loro da mangiare e notò con sua grande sorpresa, che il panino che mise a tavola, appena era addentato da Gesù e da Nicola, ricompariva integro sulla tavola. Anzi trovò anche la farina nel granaio e all’alba preparò per loro delle frittelle. Quindi Gesù e Nicola ripresero il cammino fra i campi verdeggianti.
Un po’ stanchi, passarono vicino a un mulino, ma il padrone arrogante li cacciò: “Andate via, mangiaufo e fannulloni”. E li fece allontanare dai suoi servi. Giunti quindi al limitare di un bosco, si stesero per terra a riposare. Ed ecco accorrere verso di loro un lupo grigio affamato: “Signore io voglio mangiare; sono tre giorni che giro senza trovare da mangiare”. E Gesù: “Vai dalla vedova del soldato. Ha una mucca bianca. Sbranala e mangiala”. Nicola non riuscì a trattenersi: “Ma Signore, è così povera e ci ha accolto bene!” Ma Gesù fece segno al lupo che partì di gran carriera. Quando Gesù chiese a Nicola di raccogliere un po’ di rami secchi e accendere il fuoco, Nicola entrò nel bosco e ... come un fulmine cominciò a correre, arrivando alla casetta prima del lupo. Gettò tanto fango sulla mucca, al punto di farla sembrare nera. Tornò quindi, sempre di corsa, da Gesù per accendere il fuoco. Intanto giunto alla casetta anche il lupo, quando vide una mucca nera e non bianca, come aveva detto Gesù, non se la sentì di mangiarla.
Al mattino Gesù e Nicola ripresero il cammino, ed ecco di nuovo il lupo: “Signore, c'è soltanto una mucca nera?!” E Gesù: “E allora mangia la nera”. Nicola avrebbe voluto vanificare l’ordine di Gesù e accorrere in aiuto della donna. Ma si trattenne. Durante la notte infatti aveva sognato di una botticella piena di monete d’oro che rotolava giù dalla collina. “Signore”, aveva detto, “diamola alla povera donna con i bambini che piangono”. E Gesù: “No Nicola, questa è destinata al padrone del mulino”. Ed infatti questi la ricevette, esclamando: “Peccato che la botticella sia una sola, sarei stato felice che fossero state una decina!”
Avvertendo la sete Nicola si avvicinò ad un pozzo ma, quale non fu la sorpresa, quando vide che questo brulicava di serpenti e all’orlo era legato il padrone del mulino fra sofferenze atroci. Finalmente più avanti trovò un altro pozzo, pieno di acqua fresca e pura. La donna coi bambini giocava felice nel prato. Ad un tratto sentì Gesù che lo chiamava: “Nicola, perché stai lì tutto questo tempo?” E Nicola: “Come sarebbe, sono stato tre minuti!” E Gesù di rimando: “Non tre minuti, ma tre anni”.
Erano di nuovo in Paradiso.