VINCENZO NICOLA CASULLI - Il 20 novembre è stato pubblicato sulle piattaforme mondiali di musica online (amazon, spotify, etc.) il singolo con il brano strumentale “Vera” di Luca Laruccia.
Per la prima volta Laruccia,che compone colonne sonore per serie televisive e per film, si è cimentato in una “scrittura musicale diversa, tralasciando le parole e concentrandosi su una canzone che ha la peculiarità di essere nata come ninna nanna, mentre era impegnato in studio in vari esperimenti musicali”.
Laruccia ha quindi pubblicato, su Instagram e Facebook, un post in cui ha chiesto agli utenti se gradissero quel brano musicale, e se, pertanto, essi gli consigliassero di conservarlo per una diffusione, o di cestinarlo. I numerosi commenti positivi, e le sollecitazioni a proseguire, ricevuti attraverso il web, hanno convinto Laruccia a produrre il singolo “Vera”.
Nel post che ne accompagna la pubblicazione Laruccia dichiara, rivolgendosi agli utenti: “Questa è la vostra canzone, poiché se non fosse stato per voi non l’avrei pubblicata: infatti, era solo una prova, che è piaciuta, e quindi mi sono sentito incentivato a diffonderla”. La canzone “Vera”, composta da Luca Laruccia, cantante e polistrumentista impegnato in un’attività musicale rock-pop (e non solo) ultradecennale, sia quale solista, sia in gruppi strumentali, è una carezzevole melodia, di circa 4’22”, eseguita dall’autore con il pianoforte elettrico, una semplicemente “vera” elicitazione della sua affettività , poiché estrinseca la “confessione” emotiva dell’autore.
La melodia si evolve con un unico tema, nella tonalità di do maggiore, con vari accennati approdi all’accordo di la minore, senza modulazioni tonali dirompenti: e in tale caratteristica risiede forse una delle attrattività di questo tema melodico, che fluisce lieve e accogliente. Una peculiarità è costituita dall’ampliarsi graduale dei timbri e delle intensità strumentali: il tema viene esposto prima dal solo pianoforte, poi vi si aggiungono poche percussioni (estrapolate dai registri del pianoforte elettrico), creando un tappeto ritmico-sonoro le cui intensità , inizialmente soffuse, si espandono con il reiterarsi della cellula melodica, sino a collocare questa nel contesto di un accompagnamento (generato sempre dal pianoforte elettrico) da parte di un’orchestra d’archi e percussioni, cui si aggiungono, sul finale, anche i fiati.
E così l’invenzione melodica raggiunge il climax, con la dilatazione di intensità , timbriche e registri strumentali, nel cui ambito, comunque, il pianoforte rimane il principale e unico protagonista, unico detentore del tema melodico, che, più volte riascoltato, suggella la canzone, con brevi arpeggi che volano rapidi, leggeri e incantati, sino al do conclusivo. E’ la “Vera” poesia di Luca Laruccia.
Laruccia ha quindi pubblicato, su Instagram e Facebook, un post in cui ha chiesto agli utenti se gradissero quel brano musicale, e se, pertanto, essi gli consigliassero di conservarlo per una diffusione, o di cestinarlo. I numerosi commenti positivi, e le sollecitazioni a proseguire, ricevuti attraverso il web, hanno convinto Laruccia a produrre il singolo “Vera”.
Nel post che ne accompagna la pubblicazione Laruccia dichiara, rivolgendosi agli utenti: “Questa è la vostra canzone, poiché se non fosse stato per voi non l’avrei pubblicata: infatti, era solo una prova, che è piaciuta, e quindi mi sono sentito incentivato a diffonderla”. La canzone “Vera”, composta da Luca Laruccia, cantante e polistrumentista impegnato in un’attività musicale rock-pop (e non solo) ultradecennale, sia quale solista, sia in gruppi strumentali, è una carezzevole melodia, di circa 4’22”, eseguita dall’autore con il pianoforte elettrico, una semplicemente “vera” elicitazione della sua affettività , poiché estrinseca la “confessione” emotiva dell’autore.
La melodia si evolve con un unico tema, nella tonalità di do maggiore, con vari accennati approdi all’accordo di la minore, senza modulazioni tonali dirompenti: e in tale caratteristica risiede forse una delle attrattività di questo tema melodico, che fluisce lieve e accogliente. Una peculiarità è costituita dall’ampliarsi graduale dei timbri e delle intensità strumentali: il tema viene esposto prima dal solo pianoforte, poi vi si aggiungono poche percussioni (estrapolate dai registri del pianoforte elettrico), creando un tappeto ritmico-sonoro le cui intensità , inizialmente soffuse, si espandono con il reiterarsi della cellula melodica, sino a collocare questa nel contesto di un accompagnamento (generato sempre dal pianoforte elettrico) da parte di un’orchestra d’archi e percussioni, cui si aggiungono, sul finale, anche i fiati.
E così l’invenzione melodica raggiunge il climax, con la dilatazione di intensità , timbriche e registri strumentali, nel cui ambito, comunque, il pianoforte rimane il principale e unico protagonista, unico detentore del tema melodico, che, più volte riascoltato, suggella la canzone, con brevi arpeggi che volano rapidi, leggeri e incantati, sino al do conclusivo. E’ la “Vera” poesia di Luca Laruccia.
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Cultura e Spettacoli