BARI - Questa mattina, nel 77° anniversario del bombardamento del porto di Bari, l’amministrazione comunale ha deposto una corona d’alloro presso il monumento che ricorda i caduti all’interno dell’area portuale.
Il 2 dicembre del 1943 gli aviatori tedeschi della Luftwaffe affondarono diciassette navi mercantili ancorate nel porto di Bari. Una delle diciassette navi alleate colpite, la nave statunitense John Harvey, scoppiò col suo carico di bombe di iprite, un gas devastante dagli effetti mortali, provocando la fuoriuscita di una grande quantità di sostanze tossiche che contaminò le acque del porto. Il tragico bilancio fu di oltre un migliaio di vittime, tra militari e civili.
“A 77 anni di distanza - commenta il sindaco Antonio Decaro - oggi rendiamo omaggio alle vittime dell’esplosione del porto di Bari, sebbene senza alcuna cerimonia, nel rispetto delle attuali restrizioni anti-covid. Ricordiamo così uno dei più tragici bombardamenti navali della seconda guerra mondiale, un evento drammatico a causa del quale la nostra città ha pagato un tributo di sangue enorme, con oltre mille vittime tra militari e civili inermi, subendo per di più un impatto ambientale devastante a causa del carico di bombe all’iprite nascosto sulla nave statunitense John Harvey, ancorata nel porto di Bari. Proprio nel porto di Bari, una delle infrastrutture strategiche per le operazioni belliche nel nostro Paese, tra il 1943 e il 1945 si sono consumati episodi chiave della lotta al nazifascismo, e oggi, a nome dell’intera città, sento di rivolgere un pensiero di immensa gratitudine ai familiari di Giovanni Genchi, ultimo superstite dell’esplosione del piroscafo americano Charles Henderson, avvenuta a pochi giorni dalla fine della guerra, il 9 aprile del 1945. Con Giovanni Genchi, che quel giorno, nonostante fosse stato colpito, rimase tra le banchine del porto per aiutare i feriti più gravi fino a cadere stremato, se ne va un pezzo della nostra storia migliore, quella degli eroi senza fama, degli uomini e delle donne comuni che hanno salvato la città di Bari scrivendo le più belle pagine del nostro riscatto”.
Il 2 dicembre del 1943 gli aviatori tedeschi della Luftwaffe affondarono diciassette navi mercantili ancorate nel porto di Bari. Una delle diciassette navi alleate colpite, la nave statunitense John Harvey, scoppiò col suo carico di bombe di iprite, un gas devastante dagli effetti mortali, provocando la fuoriuscita di una grande quantità di sostanze tossiche che contaminò le acque del porto. Il tragico bilancio fu di oltre un migliaio di vittime, tra militari e civili.
“A 77 anni di distanza - commenta il sindaco Antonio Decaro - oggi rendiamo omaggio alle vittime dell’esplosione del porto di Bari, sebbene senza alcuna cerimonia, nel rispetto delle attuali restrizioni anti-covid. Ricordiamo così uno dei più tragici bombardamenti navali della seconda guerra mondiale, un evento drammatico a causa del quale la nostra città ha pagato un tributo di sangue enorme, con oltre mille vittime tra militari e civili inermi, subendo per di più un impatto ambientale devastante a causa del carico di bombe all’iprite nascosto sulla nave statunitense John Harvey, ancorata nel porto di Bari. Proprio nel porto di Bari, una delle infrastrutture strategiche per le operazioni belliche nel nostro Paese, tra il 1943 e il 1945 si sono consumati episodi chiave della lotta al nazifascismo, e oggi, a nome dell’intera città, sento di rivolgere un pensiero di immensa gratitudine ai familiari di Giovanni Genchi, ultimo superstite dell’esplosione del piroscafo americano Charles Henderson, avvenuta a pochi giorni dalla fine della guerra, il 9 aprile del 1945. Con Giovanni Genchi, che quel giorno, nonostante fosse stato colpito, rimase tra le banchine del porto per aiutare i feriti più gravi fino a cadere stremato, se ne va un pezzo della nostra storia migliore, quella degli eroi senza fama, degli uomini e delle donne comuni che hanno salvato la città di Bari scrivendo le più belle pagine del nostro riscatto”.