ROMA - “La decisone di firmare l’accordo d’investimento non rispecchia le attese della città, relegata agli ultimi posti per la qualità della vita, e con gravi problemi economici, ambientali, sanitari, occupazionali e sociali ancora da risolvere. Il Governo, però, con l’accordo d’investimento si è assunto una grande responsabilità nel voler ancora una volta cercare di garantire il diritto al lavoro con quello della salute, entrambi purtroppo disattesi negli ultimi 25 anni con una gestione affidata esclusivamente ai privati, prima il gruppo Riva e poi Arcelor Mittal. Questo ha creato e progressivamente acuito un conflitto sociale con il territorio che, allo stato attuale, rimane non risolto e insanabile”. Così il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega alla Programmazione Economica e agli Investimenti, Sen. Mario Turco.
“Con l’ingresso di Invitalia, lo Stato evita un contenzioso che sarebbe durato anni e s'impegna a garantire: investimenti pubblici; transizione energetica, con la progressiva decarbonizzazione e successiva introduzione dell’idrogeno; nuovi processi produttivi più compatibili con la salute umana; risanamento ambientale della fabbrica; mantenimento dei livelli occupazionali – spiega il Sottosegretario - E’ la migliore soluzione? No. Non possiamo dirlo, perché vanno verificati l'impatto ambientale e sanitario e la sostenibilità economica del nuovo piano industriale. Ritengo pertanto che i Ministri responsabili del fascicolo ex Ilva debbano valutare l’opportunità di prevedere nel nuovo piano ambientale la mia proposta di legge, incardinata presso la Commissione Ambiente del Senato, in tema di valutazione integrata ambientale e sanitaria (VIAS). Per recuperare la fiducia dei cittadini di Taranto, inoltre, è anche opportuno istituire, a livello comunale, un sistema trasparente di monitoraggio dell’aria, del mare e del territorio che permetta alla cittadinanza di avere informazioni continue e facilmente accessibili sullo stato ambientale, anche tramite dispositivi pubblici elettronici. Laddove, invece, l’accordo dovesse dimostrarsi non realizzabile, nei tempi e nei modi previsti, perché non sostenibile né sul piano economico né su quello tecnologico e ambientale, è bene dare fine "all’accanimento terapeutico”, che oramai va avanti da anni. In relazione a questo rischio, è necessario potenziare, ancora di più, le misure in corso di realizzazione del progetto strategico “Cantiere Taranto”, prevedendo anche incentivi per favorire nuovi insediamenti produttivi e stabilendo normativamente, per l’intera area di crisi complessa di Taranto, la “clausola sociale-premiale”, a tutela dell’occupazione, dei lavoratori e delle imprese dell’indotto Ilva residenti sul territorio”.
“Spero, infine, che si continui ancora con più forza a sostenere gli investimenti sulla riconversione economica, sociale e culturale del territorio – conclude - così come stiamo realizzando in questi ultimi mesi con le attività del CIS, dove stiamo favorendo insediamenti produttivi, investimenti nel turismo, università, sviluppo del porto, riqualificazione urbana e infrastrutture. Questo però non basta e non è sufficiente per ricompensare e soddisfare le legittime attese di un territorio che ha sacrificato in questi lunghi decenni la sua vera identità e il suo sviluppo per motivi legati alla strategicità dell’impianto siderurgico”.
“Con l’ingresso di Invitalia, lo Stato evita un contenzioso che sarebbe durato anni e s'impegna a garantire: investimenti pubblici; transizione energetica, con la progressiva decarbonizzazione e successiva introduzione dell’idrogeno; nuovi processi produttivi più compatibili con la salute umana; risanamento ambientale della fabbrica; mantenimento dei livelli occupazionali – spiega il Sottosegretario - E’ la migliore soluzione? No. Non possiamo dirlo, perché vanno verificati l'impatto ambientale e sanitario e la sostenibilità economica del nuovo piano industriale. Ritengo pertanto che i Ministri responsabili del fascicolo ex Ilva debbano valutare l’opportunità di prevedere nel nuovo piano ambientale la mia proposta di legge, incardinata presso la Commissione Ambiente del Senato, in tema di valutazione integrata ambientale e sanitaria (VIAS). Per recuperare la fiducia dei cittadini di Taranto, inoltre, è anche opportuno istituire, a livello comunale, un sistema trasparente di monitoraggio dell’aria, del mare e del territorio che permetta alla cittadinanza di avere informazioni continue e facilmente accessibili sullo stato ambientale, anche tramite dispositivi pubblici elettronici. Laddove, invece, l’accordo dovesse dimostrarsi non realizzabile, nei tempi e nei modi previsti, perché non sostenibile né sul piano economico né su quello tecnologico e ambientale, è bene dare fine "all’accanimento terapeutico”, che oramai va avanti da anni. In relazione a questo rischio, è necessario potenziare, ancora di più, le misure in corso di realizzazione del progetto strategico “Cantiere Taranto”, prevedendo anche incentivi per favorire nuovi insediamenti produttivi e stabilendo normativamente, per l’intera area di crisi complessa di Taranto, la “clausola sociale-premiale”, a tutela dell’occupazione, dei lavoratori e delle imprese dell’indotto Ilva residenti sul territorio”.
“Spero, infine, che si continui ancora con più forza a sostenere gli investimenti sulla riconversione economica, sociale e culturale del territorio – conclude - così come stiamo realizzando in questi ultimi mesi con le attività del CIS, dove stiamo favorendo insediamenti produttivi, investimenti nel turismo, università, sviluppo del porto, riqualificazione urbana e infrastrutture. Questo però non basta e non è sufficiente per ricompensare e soddisfare le legittime attese di un territorio che ha sacrificato in questi lunghi decenni la sua vera identità e il suo sviluppo per motivi legati alla strategicità dell’impianto siderurgico”.