BARI - “La scuola va riaperta subito in presenza, se è vero che siamo in grado di garantire le regole di sicurezza e cioè mascherine, banchi, screening, trasporti, tracciamento e isolamento. Se invece non siamo in grado di garantire queste regole il problema non è la scuola, ma la nostra incapacità di garantire la migliore organizzazione; e in tal caso basta dirlo con chiarezza per porre immediatamente rimedio, passando dalle “carte” per non avere problemi al “fare” della responsabilità, perché non possiamo rimbalzare da una polemica all’altra, né permettere di far etichettare i ragazzi di questa generazione come ‘quelli del Covid’”. Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati.
“Abbiamo i dati dell’Aress e due autorevoli studi, l’uno dell’Istituto superiore di sanità e l’altro del Patto trasversale della scienza, che prendono atto del fatto che le ragioni di chiusura delle scuole coincidono con quelle di un lockdown generale. La scuola non è infatti il motore dell’epidemia, ma il campione più affidabile delle dinamiche di contagio nella società; per cui se le scuole si tengono in sicurezza con mascherine, banchi, screening, trasporti, tracciamento e isolamento, il rischio di contagiarsi e contagiare non è maggiore a quello che si assume nello svolgimento di decine e decine di attività consentite. Il rischio diventa invece maggiore, e in tal caso sarebbe opportuno chiudere le scuole, qualora i presidi di sicurezza non risultino all’altezza della situazione. Ma qui siamo all’ammissione di una colpa e alla necessità di fare il possibile, perché un diritto costituzionalmente garantito come lo studio non può essere limitato per l’incapacità dello Stato - in tutte le sue articolazioni - di garantirlo”. /comunicato
“Abbiamo i dati dell’Aress e due autorevoli studi, l’uno dell’Istituto superiore di sanità e l’altro del Patto trasversale della scienza, che prendono atto del fatto che le ragioni di chiusura delle scuole coincidono con quelle di un lockdown generale. La scuola non è infatti il motore dell’epidemia, ma il campione più affidabile delle dinamiche di contagio nella società; per cui se le scuole si tengono in sicurezza con mascherine, banchi, screening, trasporti, tracciamento e isolamento, il rischio di contagiarsi e contagiare non è maggiore a quello che si assume nello svolgimento di decine e decine di attività consentite. Il rischio diventa invece maggiore, e in tal caso sarebbe opportuno chiudere le scuole, qualora i presidi di sicurezza non risultino all’altezza della situazione. Ma qui siamo all’ammissione di una colpa e alla necessità di fare il possibile, perché un diritto costituzionalmente garantito come lo studio non può essere limitato per l’incapacità dello Stato - in tutte le sue articolazioni - di garantirlo”. /comunicato