MARIO CONTINO – Il castello di Funcignano, edificato intorno al XII sec. dai Nornmanni, sorgeva nei pressi di Galatone, in provincia di Lecce.
Oggi del maestoso maniero resta ben poco, colpa dell’erosione e dell’incuria, ma rappresenta comunque una testimonianza storica importantissima, come molte altre presenti in terra di Puglia.
Secondo un’antica leggenda, quando la fortezza era nel pieno della sua attività , un gruppo di banditi tentò di assaltarla per depredarla. La resistenza degli assediati fu valorosa ma alla fine i crudeli banditi decisero di smorzare lo spirito del nemico, rapirono il figlio del signore del castello, poco più che neonato, lo uccisero, lo squartarono barbaramente ed appesero il suo corpo martoriato ad un albero presente nella zona e ben visibile dalla fortezza.
Lo sconforto ed il dolore furono immensi, insopportabile fu quel macabro spettacolo, fino a che la madre del fanciullo, in preda alla disperazione, non compì un gesto estremo.
Invocò il demonio e lanciò una terribile maledizione: chiunque avesse voluto impadronirsi del tesoro del castello, avrebbe dovuto dare un infante, un suo caro affetto, in pasto ad diavolo in persona. Il tempo che il demonio avrebbe avuto per divorare l’infante, sarebbe stato lo stesso concesso al ladro per impadronirsi del bottino.
La leggenda narra di numerosi tentativi di trovare il bottino, tutti andati in rovina, e di tentativi attuati travestendo degli animali domestici da bambino in modo da ingannare il demonio che, ovviamente, scoperto l’inganno, avrebbe riversato la propria ira sullo sventurato autore dell’imbroglio.
Ancora una volta il folklore ci narra di castelli inespugnabili, di criminali sanguinari e privi di scrupoli, di genitori dilaniati dal dolore ed il tutto sotto lo sguardo del demonio, sempre presente quale monito verso coloro che, incuranti dell’intrinseco avvertimento, si macchiassero di atroci delitti per mero egoismo.
Secondo un’antica leggenda, quando la fortezza era nel pieno della sua attività , un gruppo di banditi tentò di assaltarla per depredarla. La resistenza degli assediati fu valorosa ma alla fine i crudeli banditi decisero di smorzare lo spirito del nemico, rapirono il figlio del signore del castello, poco più che neonato, lo uccisero, lo squartarono barbaramente ed appesero il suo corpo martoriato ad un albero presente nella zona e ben visibile dalla fortezza.
Lo sconforto ed il dolore furono immensi, insopportabile fu quel macabro spettacolo, fino a che la madre del fanciullo, in preda alla disperazione, non compì un gesto estremo.
Invocò il demonio e lanciò una terribile maledizione: chiunque avesse voluto impadronirsi del tesoro del castello, avrebbe dovuto dare un infante, un suo caro affetto, in pasto ad diavolo in persona. Il tempo che il demonio avrebbe avuto per divorare l’infante, sarebbe stato lo stesso concesso al ladro per impadronirsi del bottino.
La leggenda narra di numerosi tentativi di trovare il bottino, tutti andati in rovina, e di tentativi attuati travestendo degli animali domestici da bambino in modo da ingannare il demonio che, ovviamente, scoperto l’inganno, avrebbe riversato la propria ira sullo sventurato autore dell’imbroglio.
Ancora una volta il folklore ci narra di castelli inespugnabili, di criminali sanguinari e privi di scrupoli, di genitori dilaniati dal dolore ed il tutto sotto lo sguardo del demonio, sempre presente quale monito verso coloro che, incuranti dell’intrinseco avvertimento, si macchiassero di atroci delitti per mero egoismo.