BARI - C’è anche il professore ordinario di neurologia dell’Università degli Studi Bari “Aldo Moro”, Giancarlo Logroscino, tra i quattro scienziati editor del volume “Oxford Textbook of Neurologic and Neuropsychiatric Epidemiology”.
Pubblicato dalla prestigiosa Oxford University Press, la più importante casa editrice in ambito medico al mondo, il manuale è il frutto di cinque anni di lavoro del professor Logroscino insieme ad altri tre leader a livello mondiale nella ricerca in ambito neurologico: Carol Brayne della Cambridge University (UK), Valery Feigin della Auckland University (Nuova Zelanda) e Leonore Launer della National Institute of Health (USA). I quattro luminari hanno coordinato i lavori di oltre cento autori e fornito propri contributi al volume che offrirà a neurologi, psichiatri, studenti e professionisti della sanità pubblica una panoramica generale e metodologica sulle conoscenze nell’ambito delle malattie neurologiche e neuropsichiatriche, oltre che nuove intuizioni per prevenirle e trattarle.
“Considerando che il 10% degli over 65 soffre di queste patologie, circa 100mila persone solo in Puglia – ricorda il professor Logroscino –, si comprende la crescente importanza di malattie come Alzheimer, Parkinson e depressione dal punto di vista della sanità pubblica. Dal volume emergono delle prime evidenze su correlazioni tra l’origine biologica di questi disturbi e fattori socioeconomici che l’epidemiologia ha iniziato a evidenziare. In particolare, sembrerebbe che alcuni aspetti dello stile di vita legati a redditi bassi, come una scarsa attività fisica, mentale e sociale, un basso livello di istruzione e una dieta povera, aumentino il rischio di sviluppare disturbi della sfera cognitiva, soprattutto nei paesi con maggiori disparità a livello economico”.
Disturbi che, durante la pandemia, si stanno trascurando per la diffidenza di molti pazienti nel frequentare gli ospedali o perché è stato necessario dirottare strutture e personale sanitario sull’emergenza Covid. “Per questi motivi la pandemia – afferma Logroscino, direttore del centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale dell’Università di Bari presso l’Ospedale “G. Panico” di Tricase - sta determinando una peggiore gestione sia delle patologie acute che croniche, oltre che il rinvio di un numero significativo di prime diagnosi. Nel nostro centro di Tricase stiamo iniziando a utilizzare una piattaforma di telemedicina che, quantomeno, ci permette di assistere da remoto i pazienti affetti da patologie rare come la SLA o la Demenza frontotemporale”.
“Oltre a questo impatto indiretto – aggiunge Logroscino - il Covid sta procurando sintomi temporanei riguardanti il sistema nervoso centrale, come mialgia, mal di testa, perdita di gusto e olfatto, che colpiscono circa la metà dei ricoverati”. Meno diffusi, secondo il report dell’European Academy of Neurology sui sintomi neurologici del Covid, le alterazioni della coscienza (intervenute nel 29,3% dei positivi ricoverati), gli stati di agitazione psicomotoria (26,7%), l’encefalopatia e i disturbi cerebrovascolari acuti (21%). Complicanze neurologiche più severe, come gli ictus ischemici, sono insorte per l’8% circa dei ricoverati. “Al momento – conclude Logroscino - non siamo in grado di prevedere l’insorgenza nel medio-lungo periodo di danni alla sfera cognitiva causati dal Covid; per capirlo occorrerebbe monitorare nel tempo i pazienti positivi al virus”.
Pubblicato dalla prestigiosa Oxford University Press, la più importante casa editrice in ambito medico al mondo, il manuale è il frutto di cinque anni di lavoro del professor Logroscino insieme ad altri tre leader a livello mondiale nella ricerca in ambito neurologico: Carol Brayne della Cambridge University (UK), Valery Feigin della Auckland University (Nuova Zelanda) e Leonore Launer della National Institute of Health (USA). I quattro luminari hanno coordinato i lavori di oltre cento autori e fornito propri contributi al volume che offrirà a neurologi, psichiatri, studenti e professionisti della sanità pubblica una panoramica generale e metodologica sulle conoscenze nell’ambito delle malattie neurologiche e neuropsichiatriche, oltre che nuove intuizioni per prevenirle e trattarle.
“Considerando che il 10% degli over 65 soffre di queste patologie, circa 100mila persone solo in Puglia – ricorda il professor Logroscino –, si comprende la crescente importanza di malattie come Alzheimer, Parkinson e depressione dal punto di vista della sanità pubblica. Dal volume emergono delle prime evidenze su correlazioni tra l’origine biologica di questi disturbi e fattori socioeconomici che l’epidemiologia ha iniziato a evidenziare. In particolare, sembrerebbe che alcuni aspetti dello stile di vita legati a redditi bassi, come una scarsa attività fisica, mentale e sociale, un basso livello di istruzione e una dieta povera, aumentino il rischio di sviluppare disturbi della sfera cognitiva, soprattutto nei paesi con maggiori disparità a livello economico”.
Disturbi che, durante la pandemia, si stanno trascurando per la diffidenza di molti pazienti nel frequentare gli ospedali o perché è stato necessario dirottare strutture e personale sanitario sull’emergenza Covid. “Per questi motivi la pandemia – afferma Logroscino, direttore del centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale dell’Università di Bari presso l’Ospedale “G. Panico” di Tricase - sta determinando una peggiore gestione sia delle patologie acute che croniche, oltre che il rinvio di un numero significativo di prime diagnosi. Nel nostro centro di Tricase stiamo iniziando a utilizzare una piattaforma di telemedicina che, quantomeno, ci permette di assistere da remoto i pazienti affetti da patologie rare come la SLA o la Demenza frontotemporale”.
“Oltre a questo impatto indiretto – aggiunge Logroscino - il Covid sta procurando sintomi temporanei riguardanti il sistema nervoso centrale, come mialgia, mal di testa, perdita di gusto e olfatto, che colpiscono circa la metà dei ricoverati”. Meno diffusi, secondo il report dell’European Academy of Neurology sui sintomi neurologici del Covid, le alterazioni della coscienza (intervenute nel 29,3% dei positivi ricoverati), gli stati di agitazione psicomotoria (26,7%), l’encefalopatia e i disturbi cerebrovascolari acuti (21%). Complicanze neurologiche più severe, come gli ictus ischemici, sono insorte per l’8% circa dei ricoverati. “Al momento – conclude Logroscino - non siamo in grado di prevedere l’insorgenza nel medio-lungo periodo di danni alla sfera cognitiva causati dal Covid; per capirlo occorrerebbe monitorare nel tempo i pazienti positivi al virus”.