Cosa dicono gli ultimi studi sui tamponi salivari

ROMA - Le ricerche dimostrano come siano da considerare sempre di più una valida alternativa ai tamponi naso-faringei.

I test salivari sarebbero efficaci anche sugli asintomatici e nei casi con bassa carica virale.

Secondo Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, la nuova ricerca “fornisce nuove evidenze sul fatto che la saliva è un’ottima alternativa se non addirittura una scelta migliore rispetto ai campioni raccolti con tamponi nasofaringei che sono sicuramente più scomodi e fastidiosi”. Seppure con qualche limite inerente alla standardizzazione del metodo.

“Ma la cosa più importante è che – aggiunge D’Ancona – la saliva ha mostrato di avere una sensibilità maggiore soprattutto sugli asintomatici e sui soggetti che hanno preso l’infezione in forma lieve”.

Il test salivare potrebbe quindi rivelarsi particolarmente utile per testing su grandi numeri, soprattutto nei casi in cui non si è ancora sviluppata una forma grave di Covid-19.

In merito alla stessa sperimentazione, anche all’Università di Padova sono arrivate altre conferme da uno studio pubblicato dalla International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, organizzazione mondiale che promuove l’eccellenza nella medicina di laboratorio.

Nell’Ateneo italiano tra ottobre e dicembre 2020, sono stati testati 5579 dipendenti, con un tasso di adesione dell’86% per un totale di 19.850 campioni salivari. Rispetto allo studio di Singapore il procedimento di raccolta della saliva è stata autonomo ed effettuato tramite la masticazione di un tampone per almeno un minuto al mattino prima della colazione.

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