VITTORIO POLITO – Scipione Cardassi (1579-1654), cronista e notaio, si interessò molto alla cosa pubblica e fu Luogotenente della R. Percettoria della Provincia, archivista della città e socio dell’Accademia degli Incogniti di Bari col nome di “Minimo”. In ogni incarico o missione a lui affidati, dimostrò sempre molto zelo, riuscendo a vincere molte cause di successione che dettero non pochi vantaggi al Fisco e alla Città . La sua continua attività gli fruttò il plauso degli altri.
Egli appartenne ad una nobile famiglia veneta, giunta a Bari nel 1370 soprannominata “Cardassum” (in turco significa fratel mio fedele), e da allora assunse il cognome di Cardassi.
Scrisse e pubblicò “I successi della penuria e della mortalità dell’anno 1607”, “Relazione dell’irato Vesuvio de’ suoi fulminanti furori e avvenimenti compassionevoli”, mentre altri suoi scritti rimasero inediti: “Relazione dello stato e cose notabili della fedelissima città di Bari”, “Relazione sul campanile del Duomo di Bari” ed altri ancora.
Quanto sopra da “I Baresi” di Pasquale Sorrenti (1927-2003 - Tipolitografia Mare).
Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), nel suo libro “Storie di Bari” (Adda), racconta che «Una lapide murata in Piazza Mercantile ricorda che nell’anno 1604, i sindaci Giovanni Battista Dottula e Nicolangelo Cardassi fecero installare in quel posto un orologio fatto venire dalla Germania, che suonava le ore ed i quarti. I personaggi più noti della famiglia furono Nicolangelo (1549-1630) e Scipione (1579-1654), padre e figlio, tutt’e due notai, che tramandarono una preziosa cronaca recante, insieme a riflessioni di natura religiosa e filosofica, il racconto di eventi familiari, curiosità e di avvenimenti salienti del periodo in cui vissero, riguardanti in parte Bari, un poco il Regno di Napoli, un poco la Chiesa. Entrambi lasciarono poi opere inedite, ma del figlio Scipione se ne conoscono alcune date alle stampe mentre ancora viveva. Agli stessi si deve pure la compilazione del “Libro Rosso” dell’Università , contenente i privilegi, gli statuti, i capitoli delle gabelle e una grande quantità di informazioni e curiosità concernenti la vita di Bari».
Bari gli ha dedicato una via al Quartiere Murat, da Corso Cavour a Via Abbrescia.
Egli appartenne ad una nobile famiglia veneta, giunta a Bari nel 1370 soprannominata “Cardassum” (in turco significa fratel mio fedele), e da allora assunse il cognome di Cardassi.
Scrisse e pubblicò “I successi della penuria e della mortalità dell’anno 1607”, “Relazione dell’irato Vesuvio de’ suoi fulminanti furori e avvenimenti compassionevoli”, mentre altri suoi scritti rimasero inediti: “Relazione dello stato e cose notabili della fedelissima città di Bari”, “Relazione sul campanile del Duomo di Bari” ed altri ancora.
Quanto sopra da “I Baresi” di Pasquale Sorrenti (1927-2003 - Tipolitografia Mare).
Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), nel suo libro “Storie di Bari” (Adda), racconta che «Una lapide murata in Piazza Mercantile ricorda che nell’anno 1604, i sindaci Giovanni Battista Dottula e Nicolangelo Cardassi fecero installare in quel posto un orologio fatto venire dalla Germania, che suonava le ore ed i quarti. I personaggi più noti della famiglia furono Nicolangelo (1549-1630) e Scipione (1579-1654), padre e figlio, tutt’e due notai, che tramandarono una preziosa cronaca recante, insieme a riflessioni di natura religiosa e filosofica, il racconto di eventi familiari, curiosità e di avvenimenti salienti del periodo in cui vissero, riguardanti in parte Bari, un poco il Regno di Napoli, un poco la Chiesa. Entrambi lasciarono poi opere inedite, ma del figlio Scipione se ne conoscono alcune date alle stampe mentre ancora viveva. Agli stessi si deve pure la compilazione del “Libro Rosso” dell’Università , contenente i privilegi, gli statuti, i capitoli delle gabelle e una grande quantità di informazioni e curiosità concernenti la vita di Bari».
Bari gli ha dedicato una via al Quartiere Murat, da Corso Cavour a Via Abbrescia.