VITTORIO POLITO – Alessandro Maria Calefati (1726-1793), storico e archeologo, da giovanissimo mostrò vivacità d’ingegno e fu avviato agli studi presso il locale Seminario, ove si distinse per l’apprendimento del latino, del greco, della filosofia, della teologia, del diritto canonico e civile, della storia e dell’archeologia.
Nel 1752 andò a Napoli per apprendervi le lingue orientali e l’archeologia ove tenne alcune conferenze nella Cattedrale “Sugli eterodossi” che gli fruttarono la nomina a teologo ordinario e la Cattedra di Diritto e poi, dal Re, fu nominato “Rettore della Chiesa” e delle 10 scuole del “Collegio Massimo del Salvatore” con l’obbligo di insegnare tre volte la settimana Teologia. Sempre per meriti speciali fu nominato “Canonico di S. Nicola”, ma rinunciò dovendo difendere i diritti giurisdizionali della Cattedrale contro le pretese del clero nicolaiano. Lo stesso Re lo nominò nel 1763 “Canonico della Cattedrale”. Successivamente fu nominato Vescovo di Potenza, che rinunciò, e successivamente fu nominato Vescovo di Oria, senza possibilità di rinuncia.
Autore di molte di molte opere tra cui una “Vita di San Nicola”, “Elementi particolari della storia d’Italia e della cronologia universale” e tante altre pubblicazioni, alcune altre non edite. Al dotto barese viene attribuito lo scoprimento, nell’Archivio Capitolare di Bari, del manoscritto contenente la “Historia translationis mirificae imaginis beatissimae Mariae Virginis matris Dei ex urbe Constantinopoli in civitatem Bari”, risalente all’892 di un certo prete Gregorio, che narrava l’arrivo della Madonna Odegitria nel 733, ad opera di due monaci basiliani, sfuggiti alla persecuzione iconoclasta. Documento, però, ritenuto apocrifo.
Pur uomo di grande cultura, Calefati, per leggerezza o disonestà , pare si inventò di sana pianta la leggenda del prete Gregorio, ma molti propendono per il primo motivo.
Bari gli ha dedicato una strada al Quartiere Murat (da Corso Cavour a via Ettore Fieramosca).
Le notizie di cui sopra sono tratte da “I Baresi” (Tipolitografia Mare) di Pasquale Sorrenti (1927-2003) e da “Storie di Bari” (Adda Editore) di Vito Antonio Melchiorre (1922-2010).
Nel 1752 andò a Napoli per apprendervi le lingue orientali e l’archeologia ove tenne alcune conferenze nella Cattedrale “Sugli eterodossi” che gli fruttarono la nomina a teologo ordinario e la Cattedra di Diritto e poi, dal Re, fu nominato “Rettore della Chiesa” e delle 10 scuole del “Collegio Massimo del Salvatore” con l’obbligo di insegnare tre volte la settimana Teologia. Sempre per meriti speciali fu nominato “Canonico di S. Nicola”, ma rinunciò dovendo difendere i diritti giurisdizionali della Cattedrale contro le pretese del clero nicolaiano. Lo stesso Re lo nominò nel 1763 “Canonico della Cattedrale”. Successivamente fu nominato Vescovo di Potenza, che rinunciò, e successivamente fu nominato Vescovo di Oria, senza possibilità di rinuncia.
Autore di molte di molte opere tra cui una “Vita di San Nicola”, “Elementi particolari della storia d’Italia e della cronologia universale” e tante altre pubblicazioni, alcune altre non edite. Al dotto barese viene attribuito lo scoprimento, nell’Archivio Capitolare di Bari, del manoscritto contenente la “Historia translationis mirificae imaginis beatissimae Mariae Virginis matris Dei ex urbe Constantinopoli in civitatem Bari”, risalente all’892 di un certo prete Gregorio, che narrava l’arrivo della Madonna Odegitria nel 733, ad opera di due monaci basiliani, sfuggiti alla persecuzione iconoclasta. Documento, però, ritenuto apocrifo.
Pur uomo di grande cultura, Calefati, per leggerezza o disonestà , pare si inventò di sana pianta la leggenda del prete Gregorio, ma molti propendono per il primo motivo.
Bari gli ha dedicato una strada al Quartiere Murat (da Corso Cavour a via Ettore Fieramosca).
Le notizie di cui sopra sono tratte da “I Baresi” (Tipolitografia Mare) di Pasquale Sorrenti (1927-2003) e da “Storie di Bari” (Adda Editore) di Vito Antonio Melchiorre (1922-2010).