ROMA - Le sale slot sono chiuse e le macchinette
spente. Ma se il gioco 'fisico' registra crolli
di fatturato colossali, quello online no.
Anzi, si è registrata una crescita di
giocatori e di somme di denaro impiegate.
In particolare, il gioco d’azzardo online è passato dal 10% del periodo precedente la pandemia all’8% nel lockdown, fino a segnare una crescita del 13% nel periodo di restrizioni parziali. «In generale abbiamo assistito ad un contenimento di tutti i comportamenti impulsivi, grazie alla chiusura dei centri di scommessa e al fatto che stando confinati con la propria famiglia o con alcuni conviventi, si è ridotta necessariamente la ricerca spasmodica del gioco, con una migliore regolazione emotiva», ha spiegato Tonino Cantelmi, psichiatra, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, come riportato da Repubblica.it. «Tuttavia si è trattato soltanto di apparenza. È vero che le persone si sono ubriacate di meno, hanno utilizzato meno le sostanze stupefacenti, hanno giocato meno, hanno cioè regolato meglio tutti i comportamenti impulsivi ma è durato pochissimo. Appena la vita ha ripreso un ritmo leggermente più veloce e appena qualche contenimento è venuto a mancare di nuovo, c’è stato il ricorso all’impulsività».
In particolare, il gioco d’azzardo online è passato dal 10% del periodo precedente la pandemia all’8% nel lockdown, fino a segnare una crescita del 13% nel periodo di restrizioni parziali. «In generale abbiamo assistito ad un contenimento di tutti i comportamenti impulsivi, grazie alla chiusura dei centri di scommessa e al fatto che stando confinati con la propria famiglia o con alcuni conviventi, si è ridotta necessariamente la ricerca spasmodica del gioco, con una migliore regolazione emotiva», ha spiegato Tonino Cantelmi, psichiatra, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, come riportato da Repubblica.it. «Tuttavia si è trattato soltanto di apparenza. È vero che le persone si sono ubriacate di meno, hanno utilizzato meno le sostanze stupefacenti, hanno giocato meno, hanno cioè regolato meglio tutti i comportamenti impulsivi ma è durato pochissimo. Appena la vita ha ripreso un ritmo leggermente più veloce e appena qualche contenimento è venuto a mancare di nuovo, c’è stato il ricorso all’impulsività».
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