ROMA - I dati sulla campagna vaccinale sono parecchio difformi a livello nazionale. Nella copertura della fascia over 80 alcune Regioni si dimostrano mediamente virtuose, altre decisamente meno.
Tra le virtuose l’Emilia Romagna, che ha già chiuso con le Rsa, mentre c'è chi è a metà del guado e chi – Calabria in testa – è ancora in alto mare con le dosi per insegnanti e forze dell’ordine. Lazio e Campania vanno al galoppo, la Lombardia annaspa nell’incertezza. L’Italia dei vaccini? A quasi tre mesi dall’inizio della campagna di massa è una grande lotteria della salute, un treno lanciato – si spera – verso l’uscita dalla pandemia che viaggia però a velocità (e con modalità) molto diverse: tante quante sono le regioni. E così, fatalmente, una prestazione sanitaria universale si riduce a un colpo di fortuna: regione che abiti, copertura che trovi.
Questo muoversi in ordine sparso è ormai emergenza nell’emergenza, non a caso è stato criticato apertamente da Mario Draghi nella sua prima conferenza stampa con i giornalisti: “Noi andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25% e altre al 5%: sono difformi nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini”, ha detto il premier.
E c’è chi fa notare, non a torto, come a rimanere indietro siano soprattutto le regioni governate dal centrodestra che del “fare” e dell’efficienza facevano motivo di vanto: tra le peggiori perché sotto la media nazionale dell’82,4% (dati aggiornati alla tarda sera del 22 marzo) spiccano il Veneto all’80%, la Lombardia (78,3%), la Calabria (71,5%), Liguria (71%) e per ultima c’è la Sardegna (70,6%).