BARI - “La domanda è semplice, paradossalmente è ascrivibile a quelle del ‘buon padre di famiglia’: perché nei 45 giorni (‘a cavallo tra dicembre 2020 e gennaio’, parole del presidente Emiliano), mentre le maestranze allestivano l’ospedale Covid nella Fiera del Levante di Bari non si è proceduto in contemporanea a convocare i sindacati e a organizzare il trasferimento del personale?". A chiederselo in una nota il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo.
"Perché - prosegue Zullo - con un ospedale che le aziende hanno consegnato due mesi fa, 16 gennaio scorso (sempre parole di Emiliano), ancora oggi, 11 marzo, siamo in fase di trattative fra direzione generale del Policlinico di Bari e le rappresentanze degli operatori sanitari? Anzi per la verità sembra che ci sia tutta la volontà di complicarsi la vita: ora i sindacati, ai quali già non piaceva il Piano Dattoli, si ritrovano a discutere del Piano Migliore. Ma non ci doveva e poteva essere una regia unica che spersonalizzasse i Piani, e che puntasse ad aprire presto l’ospedale? Insomma, è come se un buon padre di famiglia – per restare nell’esempio – decidesse di costruire una casa in campagna, ma solo dopo essersi fatto consegnare le chiavi dall’impresa chiedesse ai suoi se vogliono o meno andare ad abitare… quanto meno lo discute prima di iniziare i lavori. O no? A maggior ragione, visto che si tratta di un ospedale Covid destinato all’emergenza pandemica, mi chiedo perché né Emiliano, né Lopalco, né Lerario non si siano posti PRIMA il problema dell’organizzazione del funzionamento di una struttura che dovrebbe servire a salvare vite umane. La sensazione, a dir poco sgradevole, è che si avevano 17 milioni (dice Emiliano, noi ipotizziamo qualche milione in più) da spendere e lo si è fatto. Senza programmazione, senza organizzazione, senza definire gli aspetti tecnici-lavorativi, a conferma che siamo di fronte al più grande monumento all’improvvisazione che sia mai stato realizzato dalla Regione Puglia”, conclude Zullo.
"Perché - prosegue Zullo - con un ospedale che le aziende hanno consegnato due mesi fa, 16 gennaio scorso (sempre parole di Emiliano), ancora oggi, 11 marzo, siamo in fase di trattative fra direzione generale del Policlinico di Bari e le rappresentanze degli operatori sanitari? Anzi per la verità sembra che ci sia tutta la volontà di complicarsi la vita: ora i sindacati, ai quali già non piaceva il Piano Dattoli, si ritrovano a discutere del Piano Migliore. Ma non ci doveva e poteva essere una regia unica che spersonalizzasse i Piani, e che puntasse ad aprire presto l’ospedale? Insomma, è come se un buon padre di famiglia – per restare nell’esempio – decidesse di costruire una casa in campagna, ma solo dopo essersi fatto consegnare le chiavi dall’impresa chiedesse ai suoi se vogliono o meno andare ad abitare… quanto meno lo discute prima di iniziare i lavori. O no? A maggior ragione, visto che si tratta di un ospedale Covid destinato all’emergenza pandemica, mi chiedo perché né Emiliano, né Lopalco, né Lerario non si siano posti PRIMA il problema dell’organizzazione del funzionamento di una struttura che dovrebbe servire a salvare vite umane. La sensazione, a dir poco sgradevole, è che si avevano 17 milioni (dice Emiliano, noi ipotizziamo qualche milione in più) da spendere e lo si è fatto. Senza programmazione, senza organizzazione, senza definire gli aspetti tecnici-lavorativi, a conferma che siamo di fronte al più grande monumento all’improvvisazione che sia mai stato realizzato dalla Regione Puglia”, conclude Zullo.