Ospedale in Fiera, Zullo: “Anche la comunicazione è un monumento all’improvvisazione"

BARI - “L’ospedale Covid nella Fiera del Levante, definito con gli onorevoli Gemmato e Fitto e con i colleghi di Gruppo un monumento all’improvvisazione, crea improvvisazione e incoerenza anche nella comunicazione circa il suo destino futuro. Pur di non ammettere quello che è sotto gli occhi di tutti - dopo le affermazioni del presidente Michele Emiliano, secondo il quale alla fine dell'emergenza l'ospedale sarà smantellato e le attrezzature trasferite negli ospedali esistenti – il responsabile regionale della Protezione Civile, Mario Lerario, afferma un'altra ed enorme corbelleria: l'ospedale resterà perché in futuro potrà servire per fronteggiare le maxi-emergenze". Così in una nota il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo.

"Per questo - prosegue Zullo - se a Emiliano abbiamo chiesto perché quei 160 posti letto non li ha previsti fin dall’inizio, ovvero da maggio 2020, negli ospedali esistenti (evitando così di avere problemi di Personale), al responsabile della Protezione Civile chiediamo se ha mai avuto contezza ed esperienza di cosa sia la Medicina delle maxi emergenze. Perché è evidente che se ne avesse, dovrebbe sapere che un Piano ospedaliero idoneo a fronteggiare sia un’emergenza interna (per esempio, catastrofi che colpiscono direttamente la struttura sanitaria) sia un’esterna (per esempio, per garantire l’accettazione degli infortunati provenienti dall’area disastrata) non deve prevedere solo un mero aumento dei posti letto. I disastri pongono, infatti, problemi ‘unici’ che richiedono risposte ‘uniche’ e "specifiche" in rapporto alla tipologia di catastrofe da fronteggiare. Risposte che devono pertanto garantire un’efficace mobilitazione delle energie presenti al momento sulla base delle caratteristiche strutturali e della tipologia dei servizi erogati, e consentire una flessibilità della risposta modulata sulle esigenze poste dall’emergenza. Quindi, non si può pensare di pagare un fitto alla Fiera del Levante (111mila euro al mese) in funzione di una possibile e futura pandemia o catastrofe che potrebbe richiedere, invece, una risposta diversa rispetto all'Ospedale Covid, senza contare che nel lasso di tempo intercorrente tra l'attivazione del suddetto ospedale e il futuro intervento emergenziale le strutture e attrezzature ‘invecchiano’ e potrebbero non essere più all’avanguardia. In ogni caso, e in un momento come questo, di tutto abbiamo bisogno ma non che Emiliano e Lerario dicano cose diverse. Perciò prima di comunicare sul destino dell'Ospedale Covid si mettano d’accordo e non dicano parole diametralmente opposte", conclude Zullo.

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