BARI - “La Regione stringa i tempi per il rilascio dell’autorizzazione provvisoria allo scarico in mare del depuratore di Porto Cesareo, con allaccio alla rete fognaria. Torniamo a sollecitarlo vista l’imminenza della prossima stagione turistica, chiedendo una nuova audizione in Commissione Ambiente". Così in una nota il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de ‘La Puglia Domani’.
"Si dia il via libera temporaneo - prosegue Pagliaro - all’attivazione di un impianto ancora fermo, benché ultimato da un anno, per avviare finalmente un percorso virtuoso che libererebbe la località balneare salentina dallo stigma dell’abusivismo e dell’illegalità impresso con la procedura d’infrazione ambientale dichiarata dall’Unione europea nel 2012. Tutti auspichiamo il riutilizzo delle acque reflue al cento per cento, ma i tempi di realizzazione di quest’obiettivo – anni se non decenni, visto che mancano ancora il progetto, i pareri, i finanziamenti e gli espropri necessari – sono assolutamente incompatibili con la necessità di dare sbocco alle acque reflue prodotte da Porto Cesareo, meta in estate di decine di migliaia di turisti. Da qui l’urgenza di procedere all’autorizzazione provvisoria allo scarico in mare. E non si capisce perché, solo per Porto Cesareo, la possibilità di rilascio venga subordinata al raggiungimento della depurazione in tabella 4, mentre per altri Comuni si concede lo scarico in tabella 1. La Regione chiarisca se il progetto di adeguamento del depuratore di Porto Cesareo è stato finanziato e quali siano i tempi di attuazione, con un crono programma di dettaglio da parte di AQP. Peraltro, poiché la Conferenza dei Servizi avviata a febbraio 2020 per autorizzare l’esercizio del depuratore è ancora in itinere, si concluda questa procedura amministrativa con il rilascio del permesso provvisorio, che farebbe uscire la comunità di Porto Cesareo da un incubo ambientale e civile che si trascina da decenni. In Commissione Ambiente vengano a risponderne l’assessore regionale alla Tutela delle acque, il responsabile del Sistema idrico integrato e i vertici di AQP, confrontandosi a viso aperto con l’amministrazione comunale di Porto Cesareo”, conclude Pagliaro.
"Si dia il via libera temporaneo - prosegue Pagliaro - all’attivazione di un impianto ancora fermo, benché ultimato da un anno, per avviare finalmente un percorso virtuoso che libererebbe la località balneare salentina dallo stigma dell’abusivismo e dell’illegalità impresso con la procedura d’infrazione ambientale dichiarata dall’Unione europea nel 2012. Tutti auspichiamo il riutilizzo delle acque reflue al cento per cento, ma i tempi di realizzazione di quest’obiettivo – anni se non decenni, visto che mancano ancora il progetto, i pareri, i finanziamenti e gli espropri necessari – sono assolutamente incompatibili con la necessità di dare sbocco alle acque reflue prodotte da Porto Cesareo, meta in estate di decine di migliaia di turisti. Da qui l’urgenza di procedere all’autorizzazione provvisoria allo scarico in mare. E non si capisce perché, solo per Porto Cesareo, la possibilità di rilascio venga subordinata al raggiungimento della depurazione in tabella 4, mentre per altri Comuni si concede lo scarico in tabella 1. La Regione chiarisca se il progetto di adeguamento del depuratore di Porto Cesareo è stato finanziato e quali siano i tempi di attuazione, con un crono programma di dettaglio da parte di AQP. Peraltro, poiché la Conferenza dei Servizi avviata a febbraio 2020 per autorizzare l’esercizio del depuratore è ancora in itinere, si concluda questa procedura amministrativa con il rilascio del permesso provvisorio, che farebbe uscire la comunità di Porto Cesareo da un incubo ambientale e civile che si trascina da decenni. In Commissione Ambiente vengano a risponderne l’assessore regionale alla Tutela delle acque, il responsabile del Sistema idrico integrato e i vertici di AQP, confrontandosi a viso aperto con l’amministrazione comunale di Porto Cesareo”, conclude Pagliaro.