ROMA - La Iscot Italia S.p.A., specializzata in servizi integrati e pulizie, fornisce le sue attività a FCA, ha comunicato alle organizzazioni sindacali il taglio del 50% delle commesse, conseguenza delle intenzioni della nuova amministrazione di Stellantis di voler tagliare i costi di produzione. L’interrogazione, a prima firma della senatrice Gisella Naturale, è stata presentata ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico affinché si vigili sul corretto comportamento di FCA nei confronti delle società dell’indotto e di trovare una soluzione per il mantenimento dell’occupazione.
«Il rischio di tagli ai posti di lavoro ogni volta che si verificano acquisizioni o fusioni societarie è sempre molto alto. Così sta accadendo fra le Società dell’indotto di FCA (FIAT & Chrysler Automobiles) da quando, il 16 gennaio scorso, FCA si è unita al gruppo francese di PSA creando una nuova Società denominata Stellantis con sede ad Amsterdam - dichiarano gli eletti del M5s di Capitanata, Gisella Naturale, Marco Pellegrini,Mario Furore, Carla Giuliano, Giorgio Lovecchio, Marialuisa Faro e Rosa Barone. La Iscot Italia S.p.A. ha comunicato alle organizzazioni sindacali il taglio del 50% delle commesse, conseguenza delle intenzioni della nuova amministrazione di Stellantis di voler tagliare i costi di produzione. Al momento pare siano interessate soltanto le Società dell’indotto, ma non è assente il rischio per i dipendenti diretti - aggiungono -. L'interrogazione, a prima firma della senatrice Naturale, è stata presentata ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico affinché si vigili sul corretto comportamento di FCA nei confronti delle società dell’indotto e di trovare una soluzione per il mantenimento dell’occupazione, dal momento che circa 90 posti di lavoro di Iscot sono in cassa integrazione senza sapere che fine faranno, molti di questi sono del polo industriale di San Nicola di Melfi. A questi si aggiunge l’interruzione dei servizi di ristorazione e pulizie che ha già causato la perdita di 44 posti di lavoro nello stabilimento FCA di Melfi. Non bisogna dimenticare che Fiat prima e FCA dopo, quando c’è stato bisogno di risorse dello Stato per mantenere produzione e posti di lavoro in Italia, ne hanno usufruito a piene mani, per ultimo il credito di 6,3 miliardi con garanzie SACE, di Cassa Depositi e Prestiti, frutto delle risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità », concludono gli esponenti pentastellati.
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