BARI - “Non si può continuare ad equivocare sull’imposizione di un obbligo vaccinale che spetta allo Stato e non alle Regioni. Si sbandiera come impositiva dell’obbligo la Legge regionale n° 2 del 10/03/202, ma la stessa impone l’obbligo vaccinale solo se previsto da norme nazionali, che al momento non sono contemplate. Al contrario l’Italia, in quanto Stato membro dell’UE, deve attenersi al punto 7.3 e commi successivi della risoluzione del Parlamento Europeo del 11 Gennaio 2021, dove si legge che gli Stati membri devono ‘garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non lo desidera farlo personalmente’. Lo rende noto Ignazio Zullo, FdI.
“Spiace anche - prosegue Zullo - dover confutare affermazioni tecnicamente e scientificamente inaccettabili secondo le quali si vuole fare intendere che l’operatore sanitario non vaccinato possa contagiare liberamente pazienti e colleghi. Niente di più sciocco! E’ bene chiarire che il virus può essere trasmesso da chi non è vaccinato e da chi lo è. Al contrario, la persona vulnerabile è il soggetto non vaccinato. Infatti, la vaccinazione è una misura di profilassi individuale che protegge attraverso immunizzazione attiva il soggetto che si vaccina. Il non vaccinato può infettarsi ma non essendo immunizzato pu sviluppare la malattia e trasmettere il virus. Il soggetto vaccinato può infettarsi ma essendo immunizzato non sviluppa la malattia, o la sviluppa in forma lieve, ma comunque può trasmettere il virus al pari di un non vaccinato.
“Ai datori di lavoro sono imposti obblighi derivanti dal Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sull’Igiene e Sicurezza del Lavoro), e tra questi non è annoverato l’obbligo di sottoporre i propri dipendenti a vaccinazione ma di mettere a disposizione dei lavoratori i vaccini, e nessuna sanzione è prevista per il lavoratore che non intende vaccinarsi. Il suddetto decreto è, infatti, a tutela del lavoratore in quanto il datore di lavoro di fronte a situazioni in cui si richiedono misure speciali di protezione (soggetto non immunizzato) è tenuto ad attuare le misure indicate dal medico competente, e qualora le stesse prevedano un’inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza.
“Ecco perché è ora di finirla con gli equivoci e inappropriate propagande. E’ invece ora di agire con la corretta informazione e con la sensibilizzazione, per favorire la massima adesione alla vaccinazione attraverso il consenso informato, e questo va fatto con maggior rigore proprio con la ripresa dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca”, conclude Zullo.
“Spiace anche - prosegue Zullo - dover confutare affermazioni tecnicamente e scientificamente inaccettabili secondo le quali si vuole fare intendere che l’operatore sanitario non vaccinato possa contagiare liberamente pazienti e colleghi. Niente di più sciocco! E’ bene chiarire che il virus può essere trasmesso da chi non è vaccinato e da chi lo è. Al contrario, la persona vulnerabile è il soggetto non vaccinato. Infatti, la vaccinazione è una misura di profilassi individuale che protegge attraverso immunizzazione attiva il soggetto che si vaccina. Il non vaccinato può infettarsi ma non essendo immunizzato pu sviluppare la malattia e trasmettere il virus. Il soggetto vaccinato può infettarsi ma essendo immunizzato non sviluppa la malattia, o la sviluppa in forma lieve, ma comunque può trasmettere il virus al pari di un non vaccinato.
“Ai datori di lavoro sono imposti obblighi derivanti dal Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sull’Igiene e Sicurezza del Lavoro), e tra questi non è annoverato l’obbligo di sottoporre i propri dipendenti a vaccinazione ma di mettere a disposizione dei lavoratori i vaccini, e nessuna sanzione è prevista per il lavoratore che non intende vaccinarsi. Il suddetto decreto è, infatti, a tutela del lavoratore in quanto il datore di lavoro di fronte a situazioni in cui si richiedono misure speciali di protezione (soggetto non immunizzato) è tenuto ad attuare le misure indicate dal medico competente, e qualora le stesse prevedano un’inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza.
“Ecco perché è ora di finirla con gli equivoci e inappropriate propagande. E’ invece ora di agire con la corretta informazione e con la sensibilizzazione, per favorire la massima adesione alla vaccinazione attraverso il consenso informato, e questo va fatto con maggior rigore proprio con la ripresa dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca”, conclude Zullo.