BARI - “A dicembre scorso mi prendevano in giro. Ora siamo al caos, rincorrendo ciò che si poteva organizzare sin da dicembre: grandi hub vaccinali aperti h24, per vaccinare di più risparmiando personale, evitando ritardi e figuracce nelle somministrazioni domiciliari agli anziani e ultra ottantenni e avviando la campagna vaccinale per le persone fragili e super fragili. Cioè la priorità delle priorità”.
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“La Protezione civile - prosegue Amati - è un metodo di azione e di presenza sul campo e non un registro di protocollo dove annotare circolari in uscita e lettere in entrata. A parte la carenza di dosi, che non vale come scusa se qualche migliaia sono ancora nel frigorifero e se tra non molto anche AstraZeneca sarà certamente autorizzato per ultra 65enni, servirebbe ancora effettuare quasi 7 milioni di vaccinazioni in meno di un anno, escludendo circa 400 mila dosi perché già erogate o risparmiate come seconda dose di richiamo per i guariti. Salvo evoluzioni del tipo di vaccini disponibili, dunque, ne deriva che per raggiungere l’obiettivo servano quasi quattrocento postazioni al lavoro ininterrottamente. Operazione cioè impossibile da realizzarsi con organizzazione frammentata e diffusa, magari utilizzando strutture ospedaliere o centri vaccinali territoriali, per le seguenti ragioni: l’impossibilità di garantire quasi 400 équipe complete; la difficoltà logistica di assicurare i distanziamenti di sicurezza; l’impossibilità di mantenere alti tassi giornalieri di ingressi e di uscite. Per questo motivo c’è la necessità di allestire grandi strutture in aree prossime alla rete stradale di grande percorrenza, con ampi parcheggi, e perciò in grado di contenere un alto numero di cubicoli così da ottimizzare i tempi, le unità di personale disponibile e la loro turnazione”, conclude Amati.
“La Protezione civile - prosegue Amati - è un metodo di azione e di presenza sul campo e non un registro di protocollo dove annotare circolari in uscita e lettere in entrata. A parte la carenza di dosi, che non vale come scusa se qualche migliaia sono ancora nel frigorifero e se tra non molto anche AstraZeneca sarà certamente autorizzato per ultra 65enni, servirebbe ancora effettuare quasi 7 milioni di vaccinazioni in meno di un anno, escludendo circa 400 mila dosi perché già erogate o risparmiate come seconda dose di richiamo per i guariti. Salvo evoluzioni del tipo di vaccini disponibili, dunque, ne deriva che per raggiungere l’obiettivo servano quasi quattrocento postazioni al lavoro ininterrottamente. Operazione cioè impossibile da realizzarsi con organizzazione frammentata e diffusa, magari utilizzando strutture ospedaliere o centri vaccinali territoriali, per le seguenti ragioni: l’impossibilità di garantire quasi 400 équipe complete; la difficoltà logistica di assicurare i distanziamenti di sicurezza; l’impossibilità di mantenere alti tassi giornalieri di ingressi e di uscite. Per questo motivo c’è la necessità di allestire grandi strutture in aree prossime alla rete stradale di grande percorrenza, con ampi parcheggi, e perciò in grado di contenere un alto numero di cubicoli così da ottimizzare i tempi, le unità di personale disponibile e la loro turnazione”, conclude Amati.