ROMA - “Gli effetti del cambiamento climatico sul nostro Pianeta sono purtroppo sempre più evidenti e difficilmente negabili; si stima, infatti, che entro il 2050 nella parte meridionale del continente europeo si verificheranno cali produttivi generalizzati, che raggiungeranno picchi del 50% per le rese delle coltivazioni con semina in asciutta, come cereali e colture da rinnovo, oltre a un conseguente e diffuso calo del reddito dei produttori agricoli”. Lo ricorda il presidente della Copagri Franco Verrascina in occasione dell’Earth Day 2021, la giornata mondiale istituita dalle Nazioni Unite per celebrare l’ambiente e la salvaguardia del Pianeta, quest’anno dedicata al tema “Restore our Earth”, slogan pensato per sensibilizzare tutti i cittadini sull’importanza di agire per contrastare il cambiamento climatico in atto.
“In questo contesto, è fondamentale l’accordo politico raggiunto dall’Unione Europea per azzerare entro il 2050 le emissioni di gas a effetto serra, passando per il taglio entro il 2030 di almeno il 55%delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, in modo da diventare il primo continente a impatto climatico zero”, prosegue il presidente, ricordando che “molto dipenderà anche dalle scelte politiche degli altri Paesi e dal summit in corso a Washington, visto che l’Unione Europea è responsabile di appena il 9% delle emissioni globali”.
“Assume quindi ancora più rilevanza il processo legato alla transizione ecologica, nel quale l’agricoltura può, vuole e deve giocare un ruolo da protagonista. Sono sempre più convinto, infatti, che la svolta green del Paese dipenda in larga dagli agricoltori, che sono i veri custodi dell’ambiente e del territorio e che da tempo stanno lavorando per introdurre colture migliorate e ‘adattate’ ai cambiamenti climatici, puntando con sempre maggiore decisione e convinzione sulla ricerca e sull’innovazione e favorendo lo sviluppo dell’agricoltura di precisione”, prosegue Verrascina.
“Dobbiamo lavorare tutti insieme per invertire il preoccupante trend secondo cui nell’ultimo secolo le temperature medie sono cresciute sensibilmente, a fronte di una contestuale drastica riduzione delle piogge del 5% circa, e sono al contempo aumentati gli eventi climatici estremi, primi fra tutti le siccità e le gelate; tali eventi estremi, legati a doppio filo alla tropicalizzazione del clima e a fenomeni di dissesto idrogeologico e di consumo dei suoli, non hanno fatto altro che aggravare la situazione dell’agricoltura”, conclude il presidente della Copagri.
“In questo contesto, è fondamentale l’accordo politico raggiunto dall’Unione Europea per azzerare entro il 2050 le emissioni di gas a effetto serra, passando per il taglio entro il 2030 di almeno il 55%delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, in modo da diventare il primo continente a impatto climatico zero”, prosegue il presidente, ricordando che “molto dipenderà anche dalle scelte politiche degli altri Paesi e dal summit in corso a Washington, visto che l’Unione Europea è responsabile di appena il 9% delle emissioni globali”.
“Assume quindi ancora più rilevanza il processo legato alla transizione ecologica, nel quale l’agricoltura può, vuole e deve giocare un ruolo da protagonista. Sono sempre più convinto, infatti, che la svolta green del Paese dipenda in larga dagli agricoltori, che sono i veri custodi dell’ambiente e del territorio e che da tempo stanno lavorando per introdurre colture migliorate e ‘adattate’ ai cambiamenti climatici, puntando con sempre maggiore decisione e convinzione sulla ricerca e sull’innovazione e favorendo lo sviluppo dell’agricoltura di precisione”, prosegue Verrascina.
“Dobbiamo lavorare tutti insieme per invertire il preoccupante trend secondo cui nell’ultimo secolo le temperature medie sono cresciute sensibilmente, a fronte di una contestuale drastica riduzione delle piogge del 5% circa, e sono al contempo aumentati gli eventi climatici estremi, primi fra tutti le siccità e le gelate; tali eventi estremi, legati a doppio filo alla tropicalizzazione del clima e a fenomeni di dissesto idrogeologico e di consumo dei suoli, non hanno fatto altro che aggravare la situazione dell’agricoltura”, conclude il presidente della Copagri.