BARI - Da lunedì 26 aprile la Puglia torna in zona arancione. Si allentano le restrizioni e finalmente riaprono al pubblico le attività commerciali non essenziali, tra cui i saloni di parrucchieri e i centri estetici.
«Finalmente ora, i titolari di impresa tornano a respirare un po'». Una ripartenza, quella del settore dei servizi alla persona, che abbiamo fortemente auspicato e sulla quale abbiamo anche fatto pressione a Regione e Governo - fa sapere il segretario provinciale di Casartigiani Stefano Castronuovo -. La chiusura di queste attività in zona rossa ha mortificato i professionisti e scoraggiato l'attività d'impresa a causa del dilagante fenomeno dell'abusivismo. Il protrarsi delle misure anti-covid ha infatti alimentato l'attività illegale di parrucchieri, barbieri ed estetiste, che ignorano le misure di sicurezza e penalizzano le imprese regolari, invece attente al rispetto dei protocolli igienico-sanitari».
Il Decreto riaperture, sebbene consenta la ripartenza di molte attività fino ad oggi chiuse, continua a penalizzare il settore della ristorazione. Fa infatti discutere la proroga del coprifuoco alle 22.
«È una condanna a morte per le imprese. - riferisce Castronuovo - È una vera e propria mazzata che rischia di compromettere la sopravvivenza di molte imprese che speravano in una ripresa economica durante la stagione estiva. Crediamo sia necessario posticipare l'orario di chiusura almeno alle 23. Auspichiamo pertanto un ripensamento da parte del Governo già nei prossimi giorni».
Ora che la curva dei contagi ha ripreso a scendere, «è importante che la campagna di vaccinazione prosegua celermente così da scongiurare il rischio di un nuovo lockdown. Le imprese non riusciranno a sopportare una nuova sospensione della propria attività. - prosegue il segretario provinciale – Il comparto artigiano, stremato da oltre un anno di pandemia, ha già determinato preoccupanti cali di fatturato. Poiché gli strumenti messi a disposizione dal Governo si sono rivelati insufficienti, torniamo a chiedere a Regione e Comuni l'annullamento di imposte e tasse, per non gravare ulteriormente sulle tasche dei nostri imprenditori e permettere loro di sopravvivere alla crisi economica».