BRINDISI – Questa settimana, 125 bambini, di cui 114 non accompagnati, sono stati salvati in mare, al largo della Libia. Il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose e letali del mondo. Dall'inizio dell'anno, almeno 350 persone, tra cui bambini e donne, sono annegate o scomparse nel Mediterraneo centrale mentre cercavano di raggiungere l'Europa, tra cui 130 solo la settimana scorsa.
La maggior parte di coloro che sono stati salvati vengono mandati in centri di detenzione sovraffollati in Libia, in condizioni estremamente difficili e con limitato o nessun accesso all'acqua e ai servizi sanitari. Quasi 1.100 bambini si trovano in questi centri.
In Libia ci sono 51.828 bambini migranti e sono stimati 14.572 bambini rifugiati; la maggior parte non è in grado di accedere ai servizi ed è vulnerabile allo sfruttamento e agli abusi all'interno del paese. Quelli in detenzione non hanno accesso all'acqua potabile, all'elettricità, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e a servizi igienici adeguati. La violenza e lo sfruttamento sono dilaganti.
Nonostante questi pericoli, aggravati dalla pandemia da COVID-19, i bambini rifugiati e migranti continuano a rischiare le loro vite in cerca di sicurezza e di una vita migliore. I tentativi di attraversare questa rotta marittima probabilmente aumenteranno nei prossimi mesi estivi.
"Chiediamo alle autorità libiche - si legge in una nota UNICEF - di rilasciare tutti i bambini e di porre fine alla detenzione per motivi migratori. La detenzione di bambini in situazioni di migrazione non è mai nel superiore interesse del bambino. Chiediamo alle autorità in Europa e nel Mediterraneo centrale di sostenere e accogliere i migranti e i rifugiati che arrivano sulle loro coste e di rafforzare i sistemi di ricerca e soccorso.
Con i partner, l'UNICEF è impegnato a sostenere tutti i governi nel Mediterraneo centrale per trovare alternative più sicure alla traversata in mare; e sviluppare e implementare procedure per gli arrivi, strutture di accoglienza e assistenza a misura di bambino, nonché soluzioni a lungo termine per i bambini che tentano di attraversare il mare”.
La maggior parte di coloro che sono stati salvati vengono mandati in centri di detenzione sovraffollati in Libia, in condizioni estremamente difficili e con limitato o nessun accesso all'acqua e ai servizi sanitari. Quasi 1.100 bambini si trovano in questi centri.
In Libia ci sono 51.828 bambini migranti e sono stimati 14.572 bambini rifugiati; la maggior parte non è in grado di accedere ai servizi ed è vulnerabile allo sfruttamento e agli abusi all'interno del paese. Quelli in detenzione non hanno accesso all'acqua potabile, all'elettricità, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e a servizi igienici adeguati. La violenza e lo sfruttamento sono dilaganti.
Nonostante questi pericoli, aggravati dalla pandemia da COVID-19, i bambini rifugiati e migranti continuano a rischiare le loro vite in cerca di sicurezza e di una vita migliore. I tentativi di attraversare questa rotta marittima probabilmente aumenteranno nei prossimi mesi estivi.
"Chiediamo alle autorità libiche - si legge in una nota UNICEF - di rilasciare tutti i bambini e di porre fine alla detenzione per motivi migratori. La detenzione di bambini in situazioni di migrazione non è mai nel superiore interesse del bambino. Chiediamo alle autorità in Europa e nel Mediterraneo centrale di sostenere e accogliere i migranti e i rifugiati che arrivano sulle loro coste e di rafforzare i sistemi di ricerca e soccorso.
Con i partner, l'UNICEF è impegnato a sostenere tutti i governi nel Mediterraneo centrale per trovare alternative più sicure alla traversata in mare; e sviluppare e implementare procedure per gli arrivi, strutture di accoglienza e assistenza a misura di bambino, nonché soluzioni a lungo termine per i bambini che tentano di attraversare il mare”.
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