VITTORIO POLITO - San Nicola non è un protettore come gli altri: non è solo un genio tutelare religioso, ma il Patrono di Bari ed i modi con cui onorarlo sono tanti, simbolici e pratici. Egli infatti è assertore e difensore del sentimento cittadino, insegna che la misericordia non richiede grandi azioni o potenti investimenti, ma semplici gesti d’amore. Chi trova nel suo culto una semplice forma di superstizione o di fanatismo è un ignorante che non conosce l’anima storica del suo paese.
Nico Veneziani, cardiologo, che sa molto di San Nicola, in una nota pubblicata su “San Nicola, il dialetto barese e… (Levante), scrive fra l’altro che: «Nei primi anni del novecento, durante il conflitto russo-nipponico, il giornalista Luigi Barzini, noto anche per aver partecipato al raid Pechino-Parigi, capitò in una città giapponese sede di un campo di raccolta di prigionieri russi. Nel silenzio e nella mistica oscurità di un tempio shintoista intravide una icona di San Nicola adorna di numerosi fiori freschi. La popolazione locale aveva adottato tra le sue divinità anche il barbuto Santo di Bari. Potere ecumenico di un Santo occidentale a forte connotazione interreligiosa».
Il 1° novembre del 1630 fu nominata Santa Teresa protettrice di Bari e l’atto ufficiale fu stipulato nell’ambito dell’Università (il Comune dell’epoca), mentre il giorno dopo, i due sindaci della città, (Ferdinando Dottula e Giovanni de Baldis), s’accorsero di aver commesso un grosso errore: l’inversione dell’ordine gerarchico, facendo passare in second’ordine San Nicola, e con affannosa corsa procedettero, pur infrangendo le regole del protocollo, a correggere il tabellione municipale (una sorta di tavoletta sulla quale si scrivevano gli atti pubblici), con una nota a margine dell’atto, nella quale si legge tra l’altro «…il gloriosissimo Santo, quale non solo Padre e Padrone di questa città, ma ancora di tutta la Provincia, che perciò si chiama la Provincia di San Niccolò…» (A. Perotti, “Bari dei nostri nonni”, Adriatica Editrice). Questo fatto suscitò gran gelosia tra i baresi appartenenti alle due chiese, anche perché era ben noto che il nome del nostro San Nicola è iscritto in testa al volume delle antiche Consuetudini e che la sua effige decorava anche lo stemma urbano di Bari e l’aula del Seggio (sede del Magistrato comunale), e poi è arcinoto in qualsiasi latitudine che il nome della città è legato a quello del suo Santo protettore.
I baresi riconoscevano San Nicola anche nell’aspetto fisico coniando una moneta nella quale fu impressa l’immagine del Santo. Anche nel manuale pittorico del Monte Athos in Grecia, il nostro protettore è effigiato sulla pietra delle laure basiliane (gruppo di celle scavate nella roccia) e sulle bocce della manna. Un giudice barese, Romualdo, utilizzò un sigillo con la più antica immagine barese del Santo.
Il popolo barese quindi riconosce in San Nicola «L’ereditato simbolo della religiosità della stirpe, immutabile essenza se pure variabile apparenza, fiore immortale dell’anima di Bari, che rispunta ogni anno da millenni, in una data prescritta dalle costellazioni, e rinnova nella pienezza di primavera la festa del mare».
Mi piace ricordare anche San Nicola Nero (Sanda Necòle Gnore), la tela presente a Bari, restaurata oltre un decennio fa, che ha un significato particolare per i fedeli baresi e per i pellegrini che visitano la Basilica di San Nicola, oggi retta da padre Giovanni Distante o.p. Le caratteristiche del dipinto furono all’origine di una leggenda circa il colore scuro della pelle del Santo. Essa rappresenta, una delle immagini cui è legata assoluta devozione. Quando i pellegrini arrivano in Basilica, la prima tappa del loro pellegrinaggio è proprio la visita all’immagine di San Nicola Nero.
Merita anche un cenno l’inserimento dell’effige di San Nicola nelle liste delle elezioni comunali baresi del 1946 che dettero i seguenti risultati: lista “S. Nicola” 34287 voti (24 seggi); Lista “Garibaldi” 30916 voti (22 seggi); “Scudo crociato” 6882 voti (nessun seggio) e così via.
E, per la devozione verso il Santo di Bari, ecco la “Preghiera del Navigante a San Nicola” tradotta in dialetto barese da chi scrive e da Rosa Lettini Triggiani.
Preghíre du Navegànde a Sànda Necóle
Gloriùse e sànde vèscheve de Crìste, Necóle,
ca giá da tànde e tànde tímbe víne nemenáte
cóme protettóre speggiàle de ci fatìche o viàgge pe máre,
ammíne a mè u sguàrde tú clemènde.
Addemànne a Dì aiùte pe mè, ca u máre addó fatìgghe
me iè sèmbe amìche, ca le presùne care pènzene a mè
sènza téme e m’aspèttene che fedùgge.
Non si permettènne ca u schembòrte
pìgghie u sobravvínde sópe a mè nànze o perìggue,
ma fá ca m’arrecòrdeche sèmbe
ca la paróla tó a Dì vàle e tu no mànghe má
de ièsse vecìne a ci iàve abbesègne.
Sànda Necóle gloriùse, ji crèdeche, sènza méne,
ca la domànda tó a Dì
non àva remanè sènze a ièsse ascoldàte
da ci abbacó le vínde e calmó la tembèste,
Gesecriste, Segnóre nèste,
ca vive e règne pe le sèggue de le sèggue.
Amèn
(Preghiera del Navigante a San Nicola. O glorioso e Santo vescovo di Cristo, Nicola, che già da tempo immemorabile vieni invocato come speciale protettore di chi lavora o viaggia sul mare, rivolgi benigno il tuo sguardo verso di me. Intercedi presso Dio affinché il mare sul quale lavoro mi sia sempre amico, e i miei cari possano pensare a me senza timori in fiduciosa attesa. Non per[1]mettere che lo scoraggiamento si impadronisca di me nel momento del pericolo, ma mi ricordi sempre che tu sei valido intercessore presso Dio e non manchi di essere presente a fianco di chi ti invoca. Io credo fermamente, o glorioso San Nicola, che il tuo intervento presso Dio non rimarrà inascoltato da parte di colui che calmò i venti e sedò la tempesta, Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen).