BARI - “Il Rapporto Eurispes 2021 dedica all’ex Ilva di Taranto un intero paragrafo delle considerazioni generali del presidente Gian Maria Fara”. Lo sottolinea il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd). “L’Eurispes descrive le acciaierie di Taranto come un pozzo senza fondo che consuma ingenti risorse pubbliche, un impianto diventato una vera e propria centrale di produzione delle patologie più diverse”.
“Un’affermazione – aggiunge Di Gregorio - che arriva quasi in concomitanza con lo studio che ha evidenziato eccessi di mortalità statisticamente significativi nei tre quartieri più vicini all'area a caldo dell'Ilva: Tamburi, Paolo VI e Borgo”.
“Il Rapporto dell’istituto di ricerca attivo dall’82 – prosegue il consigliere regionale – si colloca in giorni molto importanti per il futuro dell’ex Ilva. Si attende, infatti, la decisione del Consiglio di Stato sull’ordinanza del Sindaco di Taranto. Sul piano penale è alle battute finali il maxi processo Ambiente svenduto relativo agli anni della gestione Riva. Sull’Ilva, passato e presente si inseguono nelle aule giudiziarie mentre in parallelo non c’è alcuna certezza sul futuro di questi impianti, né dal punto di vista industriale e produttivo, né per quanto attiene le sorti dei dipendenti diretti e dell’appalto. In aggiunta a tutto ciò i numerosi episodi dei giorni scorsi fanno riflettere sulla vetustà degli impianti. In questa situazione il recente ingresso dello Stato con Invitalia e la creazione di Acciaierie d’Italia, rischia di trasformarsi in una costosa iniezione di denaro pubblico nella casse di una multinazionale estera”.
“Taranto e la Puglia – conclude Di Gregorio - vogliono superare questo modello di sviluppo concepito oltre 60 anni fa. La strada da percorrere è quella dell’Accordo di programma, della riconversione economica del territorio valorizzando le vocazioni naturali. Un percorso già avviato dall’Amministrazione comunale di Taranto che deve vedere protagonista anche la Regione Puglia. Una concreta e reale transizione ecologica ed economica di Taranto. Questa è la vera sfida da cogliere con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
“Un’affermazione – aggiunge Di Gregorio - che arriva quasi in concomitanza con lo studio che ha evidenziato eccessi di mortalità statisticamente significativi nei tre quartieri più vicini all'area a caldo dell'Ilva: Tamburi, Paolo VI e Borgo”.
“Il Rapporto dell’istituto di ricerca attivo dall’82 – prosegue il consigliere regionale – si colloca in giorni molto importanti per il futuro dell’ex Ilva. Si attende, infatti, la decisione del Consiglio di Stato sull’ordinanza del Sindaco di Taranto. Sul piano penale è alle battute finali il maxi processo Ambiente svenduto relativo agli anni della gestione Riva. Sull’Ilva, passato e presente si inseguono nelle aule giudiziarie mentre in parallelo non c’è alcuna certezza sul futuro di questi impianti, né dal punto di vista industriale e produttivo, né per quanto attiene le sorti dei dipendenti diretti e dell’appalto. In aggiunta a tutto ciò i numerosi episodi dei giorni scorsi fanno riflettere sulla vetustà degli impianti. In questa situazione il recente ingresso dello Stato con Invitalia e la creazione di Acciaierie d’Italia, rischia di trasformarsi in una costosa iniezione di denaro pubblico nella casse di una multinazionale estera”.
“Taranto e la Puglia – conclude Di Gregorio - vogliono superare questo modello di sviluppo concepito oltre 60 anni fa. La strada da percorrere è quella dell’Accordo di programma, della riconversione economica del territorio valorizzando le vocazioni naturali. Un percorso già avviato dall’Amministrazione comunale di Taranto che deve vedere protagonista anche la Regione Puglia. Una concreta e reale transizione ecologica ed economica di Taranto. Questa è la vera sfida da cogliere con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.