'Nomadland': la recensione

FREDERIC PASCALI - La ricerca di una libertà indefinita, qualcosa che possa dare un senso al potere della vita prima che la morte gli ponga fine. Potrebbe essere questa una chiave di lettura della storia che la regia e la sceneggiatura di Chloé Zhao portano sul grande schermo attingendo all’omonimo libro di successo di Jessica Bruder.

Il racconto prende avvio da uno degli angoli remoti dell’America industriale, investita nel 2011 da una crisi senza precedenti a tal punto da causare la chiusura di grandi fabbriche come quella della città di Empire, nel Nevada. È il luogo dove vive e lavora la sessantenne Fern. Vedova da poco, rimasta senza impiego e senza casa, è costretta a partire con il suo van adattato a camper trasformandosi in una moderna nomade. Con semplicità accetta tutti i lavori temporanei possibili stringendo amicizia con altri individui nella sua stessa condizione.

Nomadland, già Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e recentemente Oscar per il miglior film, la regia e la protagonista femminile, si configura come una perfetta metafora visiva della condizione umana assoggettata alla modernità del nostro tempo.

La regia di Chloé Zhao, che sposa la naturalezza dei piccoli gesti e non perde mai di vista l’umanità della sua protagonista, abbatte le barriere dell’immaginario e porta lo spettatore nel bel mezzo di un’azione che non è altro che una lunga ponderata riflessione sulla propria capacità di esistere, qualsiasi cosa accada.

La famiglia, i sentimenti, i ricordi, la solidarietà sono sostegni sui quali poggiarsi a fronte della durezza di un quotidiano paradossalmente incastonato in una dimensione intrisa di serenità, nella quale l’accettazione della sfida del domani è un requisito indispensabile per sopravvivere liberi di raccontarsi nel proprio destino.

La bravissima Frances McDormand, “Fern”, è la punta di diamante di un cast che svolge appieno il proprio compito supportato dalla fotografia neorealista di Joshua James Richards e dalla musica inconfondibile di Ludovico Einaudi.